CAGLIARI. Fino al 2018 la Sardegna era al terzo posto tra le regioni italiane più virtuose nella donazione d'organi. Solo il 15,7% dei familiari si opponeva all'espianto. Un tasso bassissimo, soprattutto se paragonato a quello delle altre regioni del centro sud (al 33,5%). Un anno dopo, però, i dati si sono capovolti e quel 15% si è trasformato in un 60. In questi primi mesi sono stati effettuati 2 trapianti di cuore, 25 di reni, 18 di fegato e nessun trapianto di pancreas. Complessivamente 20 in meno rispetto al 2018 e 53 in meno rispetto al 2016, anno in cui ne sono stati eseguiti di più.
A denunciarlo è il gruppo dei Progressisti in Consiglio regionale, che oggi presenta una mozione per attivare, in tutta l'Isola, un piano che possa promuovere e informare i cittadini sulla cultura della donazione.
Stando ai dati riportati nella mozione, infatti, nell'ultimo anno gli ospedali sardi avrebbero registrato dati molto diversi tra loro: se a Sassari e Nuoro, ad esempio, le opposizioni sono rimaste tra il 10 e il 12%, a Cagliari invece, a sorpresa, è scoppiata la "bomba". Il Brotzu, sede di uno dei centri trapianti d'eccellenza (con numeri sempre in crescita) stavolta ha registrato il 60% di familiari che hanno negato la donazione.
Ciò significa che, se il paziente non ha lasciato una dichiarazione scritta sul suo consenso all'espianto e i familiari si oppongono, i suoi organi non potranno più essere utili a nessuno. E questo è successo, nell'ultimo anno, in più della metà dei casi, solo a Cagliari. Una situazione in totale controtendenza, tra l'altro, con i dati dell'ospedale Brotzu e di tutta la Sardegna, che sta mettendo in crisi anche il centro trapianti regionale, con liste d'attesa che si allungano sempre di più.
Donazione di organi, lo strano picco dei "no" in Sardegna: il 60% si oppone
- Redazione
- News