CAGLIARI. Il Movimento 5 Stelle in Sardegna è una pentola a pressione: il caso Alessandro Murenu, candidato sindaco di Cagliari defenestrato dopo che i suoi post contro gay e aborto (considerati "posizioni medievali da Di Maio) sono diventati di dominio pubblico (qui la notizia), acuisce e porta all'estremo tensioni che ormai da anni serpeggiano tra gli attivisti sardi. La caccia al responsabile del disastro del capoluogo è scattata. Nomi? Nessuno ne fa. È tutto un rilanciarsi di accuse, sottintesi, allusioni. Sul banco degli imputati finiscono i "vertici" sardi del Movimento, soprattutto quelli localizzati a Cagliari.
Un terremoto così forte, quello del dopo Murenu, che ha portato anche a defezioni e a scelte di abbandonare militanze storiche. Come quella di Giulia Sanna, che a Gonnesa gestisce la spiaggia dei cani e aveva sposato la "causa" dalla prima ora: "A seguito dell' ennesima mancanza di rispetto perpetrata nei confronti di tutti gli attivisti, ho preso la decisione di disiscrivermi dal Movimento 5 stelle", annuncia, "Decisione sofferta e doverosa, in perfetta armonia con ciò che ho sempre professato. L' attuale movimento, specialmente nella sua sezione sarda, non rispecchia più quelli che sono gli ideali di trasparenza, onestà e confronto che mi hanno fatto, anni fa, decidere di impegnarmi e metterci la faccia. Rimangono radicati dentro di me, nonostante questa scelta, i valori fondanti del vecchio Movimento, che sempre porterò in alto".
Una sassata arriva anche da chi ha incarichi istituzionali, come la consigliera comunale di Oristano Patrizia Cadau: "La Cagliari che con i suoi "vertici grillini" - e le virgolette sono della Cadau, perché in teoria il Movimento non dovrebbe avere vertici - è andata in ogni angolo della Sardegna a sbriciolare le palle su attivisti e candidati, a smembrare liste e meet up, a imporre saltimbanchi improbabili che si sono piazzati ovunque (a migliaia di euro al mese), a delegittimare e buttare fuori persone perbene, (e quando, fallito il tentativo, perché ogni tanto il giocattolo si rompe e, toh, ti sfugge al controllo un voto o una certificazione, si è cercato di annichilire base e ortodossi), ecco, quella Cagliari lì, offende elettori, attivisti, simpatizzanti e il lavoro di tutti, risultando incapace di individuare una lista di amministratori e un candidato sindaco per il proprio capoluogo. Anche stavolta senza ascoltare la base. Anche stavolta, senza un'assunzione di responsabilità. (Esattamente come già accaduto per le regionali, eh.) La colpa, immagino", prosegue la consigliera oristanese, "sarà certamente dei giornalisti cattivi, di un paio di consiglieri ingestibili e prossimi all'epurazione per perdurante lesa maestà, della congiuntura astrale in opposizione a Urano, e dello spauracchio dello Staff utilizzato come il Babau nelle cantilene per i bambini. Invece per me, (ma io sono quella matta, dissidente, una brutta persona) la colpa ha nomi e cognomi. E la base insieme a tutti i consiglieri dovrebbe ormai chiederne conto, e presentare le cose così come stanno al capo politico". Per concludere poi con: "Chi tace è complice".