CAGLIARI. Mentre le campagne sarde sono di nuovo in subbuglio, si riattiva il tavolo del prezzo del latte. Dopo oltre due mesi di silenzio, mentre si attendeva l'insediamento della giunta regionale, dalla Prefettura di Sassari hanno battuto un colpo: l'incontro con i protagonisti della filiera è stato convocato per il 28 maggio. Una data non casuale: viene dopo le elezioni europee e forse, soprattutto a Roma, si preferisce che la vertenza dei pastori sardi non pesi sul voto. All'ordine del giorno della riunione c'è la discussione sulla riforma del consorzio del pecorino romano: i pastori vogliono metterci piede per fare in modo di controllare quelli che controllano e dovrebbero tutelare la filiera . Si discuterà anche del prezzo, ovviamente: dalla riunione dell'8 marzo, quando si era trovato l'accordo sui 74 centesimi al litro come acconto, poco o nulla si è mosso per garantire il risultato dell'euro.
Intanto, però, gli allevatori della Sardegna fino ad allora,non resteranno a guardare: sabato 18 maggio si sono dati appuntamento a Tramatza. All'appello sono stati chiamati tutti coloro che hanno preso parte alle manifestazioni di febbraio, quando le strade della Sardegna sono state trasformate in fiumi di latte. Sono oltre 40 i pastori che hanno ricevuto le denunce da parte delle autorità, per blocchi stradali e assalti alle autocisterne, ma al vaglio degli inquirenti di varie Procure ci sarebbero le posizioni di almeno un centinaio di persone.
A Tramatza si studieranno le modalità per offrire una difesa davanti alle accuse. Perché, come spiegato dal rappresentante dei pastori Gianuario Falchi, “siamo tutti responsabili, abbiamo protestato tutti insieme”.
Un incontro quello fissato per sabato alle 10,30 nella sala convegni al centro della Sardegna, che non arriva con un clima sereno: il Movimento pastori sardi per bocca della sua portavoce Maria Barca ha annunciato nuove iniziative di protesta. Il fronte non sembra essere più compatto come prima: anche tra i pastori adesso ci sono i falchi e le colombe. Ma è facile che le seconde si accendano, come una protesta che sembra sempre prossima a riesplodere. Come sembra inevitabile.