CAGLIARI. Palazzi da demolire e ricostruire. "Ma noi da qui non ce ne andremo". Il messaggio arriva da Sant'Elia, quartiere al centro di un grande progetto di riqualificazione. Adesso però la situazione è diversa. Le scale interne dei palazzi senza illuminazione da più di 20 anni, un ascensore per 51 famiglie, cantieri di Area (Azienda regionale per l'edilizia abitativa) apparentemente non a norma, crepe sui muri e perdite d'acqua, muffa, ballatoi demoliti e sostituiti con reti di 20 centimetri, con la promessa di una nuova sistemazione entro 3 mesi, sono passati 7 anni. E ancora: acqua putrida, liquami e fogne a cielo aperto, ma alla pulizia dei tombini ci pensano gli abitanti, perché Comune di Cagliari, Abbanoa e Area si rimpallano le competenze. Questo è il quartiere di Sant'Elia, borgo nuovo, sul mare, distante neanche tre chilometri dal centro storico di Cagliari. Potrebbe essere uno dei quartieri più belli della città se solo non regnasse il degrado.
Basta fare un giro tra i palazzi di piazza Falchi, magari insieme a chi è nato e ha vissuto quindi tutte le sue evoluzioni. "Ci sentiamo abbandonati. Comune e Regione si sono dimenticati di noi - ha spiegato Billo Vistosu, presidente dell'associazione 'Noi ci crediamo- Comitato di quartiere Sant'Elia'- gli stessi abitanti ripuliscono le fogne e le strade, che sono diventate un pericolo per i residenti". Eppure una delibera regionale, la 47/10 del 2006, parla di riqualificazione e recupero del quartiere. E di recente dalla Regione è arrivata la conferma della volontà di demolizione e ricostruzione del complesso del Favero, Bodano e Gariazzo. Ma chi ci vive non è disposto a trasferirsi altrove, e la delibera non è chiara. Così è partita una raccolta firme. "Noi da qui non andremo via- ha specificato il presidente dell'associazione di quartiere- siamo favorevoli a una riqualificazione del nostro quartiere, ma non a un trasferimento altrove, quindi vogliamo avviare un'interlocuzione prima con Comune, Area e Regione".