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Carabiniera salva col dialogo una madre di tre figli che voleva buttarsi da un ponte

Carabinierra

PERAROLO DI CADORE (BELLUNO). Appesa a una corda sospesa nel vuoto, a 80 metri di altezza: pronta a buttarsi, travolta dalla disperazione. Una donna, domenica mattina, minacciava il suicidio dal ponte tibetano di Perarolo di Cadore. Qualcuno ha chiamato il 112. Dalla stazione dell'Arma di  Cortina parte una prima pattuglia. A bordo, con un graduato esperto, c'è anche lei: un giovane carabiniere donna, Martina Pigliapoco della stazione di San Vito di Cadore. Quando arrivano trovano la donna  che aveva già scavalcato le protezioni laterali, sospesa sul vuoto. 

La giovane carabiniera entra in azione. Si avvicina e inizia a parlare. L'aspirante suicida, originaria del Trevigiano, sembra comunque intenzionata a farla finita. La Pigliapoco si siede a terra. Lo fa per non far oscillare troppo il ponte. Ma è un atteggiamento conciliante. Decide in quel momento di portare il dialogo sui figli della donna. E questo è l'argomento vincente: l'amore per coloro che avrebbe abbandonato la fa desistere dal suo intento. La donna risale e abbraccia quella ragazza in divisa che l'ha aiutata.  

"Ho provato una gioia immensa, indescrivibile. Mi sono sentita veramente utile nel fare questo lavoro e orgogliosissima di averla aiutata",  ha raccontato la carabiniera all’agenzia Adnkronos. "La trattativa è durata quasi quattro ore. È stata un’opera di convincimento, poi, a un certo punto, ho capito che i figli erano il punto cardine, la donna ha fatto una chiamata al marito. A quel punto si è sbloccata la sua situazione psicologica, mi ha parlato di sé, dei suoi problemi, principalmente economici".