CAGLIARI. L'eco delle manifestazioni Black Lives Matters, dopo l'omicidio dell'afroamericano George Floyd per mano della polizia di Minneapolis, arriva anche in Sardegna. Ma qui il colore della pelle non c'entra. Perché al centro della discussione ci sono le statue che i manifestanti hanno abbattuto in giro per il mondo: simulacri di personaggi storici considerati razzisti. E a Cagliari riprende piede il dibattito su Carlo Felice e sulla sua statua che giganteggia su piazza Yenne e sul Largo a cui dà il nome.
Un simbolo da eliminare, secondo i promotori di una petizione online, tra i quali spiccano Francesco Casula, autore del libro "Carlo Felice e i tiranni sabaudi" e Giuseppe Melis, docente universitario di marketing. Spostare, non abbattere, "perché la nostra non è furia iconoclasta", spiega adesso Melis, che richiama le manifestazioni per George Floyd. "Sostenere la petizione", spiega, "va nella direzione di favorire una divulgazione della conoscenza della nostra storia e non, come maldestramente e malignamente affermano i nostri denigratori, che vorremmo cambiare la storia".
Una storia che è stata scritta da personaggi del calibro di Pietro Martini e Raimondo Carta Raspi. Che di Carlo Felice hanno raccontato: "Mirò a conservare e restaurare in Sardegna lo stato di brutale sfruttamento e di spaventosa arretratezza “con le decime, coi feudi, coi privilegi, col foro clericale, col dispotismo viceregio, con l’iniquo sistema tributario, col terribile potere economico e coll’enorme codazzo degli abusi, delle ingiustizie, delle ineguaglianze e delle oppressioni intrinseche ad ordini di governo nati nel medioevo”. Ma anche: "Ai feudatari, da viceré, diede carta bianca per dissanguare i vassalli. Mentre a personaggi come Giuseppe Valentino affidò il governo: questi svolse il suo compito ricorrendo al terrore, innalzando forche soprattutto contro i seguaci di Giovanni Maria Angioy, tanto da meritarsi, da parte di Giovanni Siotto-Pintor, l’epiteto di carnefice e giudice dei suoi concittadini".
Ed ecco la proposta: "Collocare la statua dedicata a Carlo Felice nell'androne dell'ingresso principale del Palazzo Regio in piazza Palazzo. Questo spostamento ha un significato ben preciso, anzi due: il primo, non è vero che la Statale 131 fu voluta da Carlo Felice ma, secondo le indicazioni di un amico architetto che ha visto i documenti di archivio a Torino, risulta che fu il predecessore di Carlo Felice a volere quel tracciato. Di tale documento, se ho capito bene, c'è traccia in un libro (che purtroppo non ho ancora trovato) intitolato "Gli architetti dei re"; in secondo luogo, sistemare la statua nel sito da me indicato ha la funzione di riportarlo a "casa sua", poiché li visse nel suo periodo di permanenza a Cagliari".
Ed ecco un meme dell'attivissima e creativa pagina Sardegnaesthetics (qui il link)
- Redazione