CAGLIARI. Un anno esatto. Tanto è passato da quando la Sardegna è stata inondata dal latte buttato nelle strade dai pastori furenti per il prezzo di sessanta centesimi al litro. Soldi che non bastavano nemmeno per dare da mangiare al bestiame. Figuriamoci alle loro famiglie. La protesta, che aveva conquistato la ribalta internazionale, aveva portato a Cagliari il presidente del consiglio Giuseppe Conte, l'allora ministro dell’Agricoltura Gian Marco Centinaio e quello dell’Interno Matteo Salvini. Dalla politica era arrivata una promessa: subito il prezzo a un euro.
Sono passati 12 mesi. Oggi i pastori hanno guadagnato oltre mille denunce (gli avvisi di garanzia continuano ad arrivare) e 20 centesimi in più. Da 0,60 il prezzo è arrivato a 0,80.
“La politica non ha mantenuto nessuna promessa”, dice Nenneddu Sanna, uno dei pastori diventato simbolo di quelle manifestazioni, “siamo arrivati a 80 centesimi solo grazie a quella protesta, altrimenti prezzo sarebbe ancora fermo a 60 centesimi”.Un aumento che non basta al mondo pastorale per coprire i costi del lavoro. Ma oggi nessuno è più disposto a buttare il frutto delle sue fatiche. “Non ci bastano venti centesimi in più”, ribadisce Sanna, “inoltre gli industriali pagano il latte quanto vogliono loro, succede anche questo”.