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Dopo 40 anni di carcere è morto Mario Trudu, condannato all'ergastolo ostativo

Mario-Trudu

ORISTANO. Mario Trudu è morto. Nato ad Arzana poco più di 69 anni fa, ha trascorso gli ultimi 40 in carcere: ci era entrato nel 1979 e da allora aveva trascorso fuori dalle sbarre del penitenziario  di Massama solo poche ore. Due, a gennaio, per partecipare al funerale del cognato, nel suo paese natio. Poi le ultime, quelle che hanno iniziato a scorrere dai primi di ottobre quando, dopo innumerevoli richieste inascoltate e istanze presentate dal suo avvocato Monica Murru, era stato ricoverato al San Martino di Oristano: aveva un tumore.

Solo per gravissimi motivi di salute gli era stato concesso il permesso di uscire. Perché Mario Trudu era stato condannato all'ergastolo ostativo. Fine pena mai, per lui.Niente permessi, niente sconti, semilibertà o condizionale. A meno che non si collabori con la giustizia. Trudu scontava, da otto lunghi lustri,   quel provvedimento dell'ordinamento italiano che la Corte costituzionale ha giudicato illegittimo due giorni fa. Ma lui non ha fatto in tempo a godere del cambiamento. 

Quarant'anni in cella. Con una parentesi di latitanza di dieci mesi  tra l'86 e l'87, quando scappò dal confino di Ustica. Condannato per il sequestro del tecnico della Ferrari Giancarlo Bussi, avvenuto nel 1978 a Villasimius  - per il quale lui si era sempre proclamato innocente - e per il rapimento dell'industriale bolognese Eugenio Gazzotti, nel 1987, morto nel conflitto a fuoco scoppiato durante la liberazione. 

Mai pentito, non ha mai rivelato i nomi dei complici. Per questo Trudu non ha mai goduto di misure alternative nonostante la lunghissima detenzione. E nonostante la malattia, che aveva iniziato a divorarlo negli ultimi anni. Tutte respinte le istanze presentate dal suo legale, che voleva farlo almeno morire in famiglia. Fino all'inizio di ottobre, per dargli la possibilità di sottoporsi a un intervento. Tardi. Ora Trudu è morto. A casa non c'è mai tornato. Mentre l'Italia dibatte della necessità di abolire l'ergastolo ostativo. 

L'addio del suo avvocato, Monica Murru, è fatto di parole amare: "È morto senza essere potuto tornare a casa, neppure per una manciata di ore. Ho davanti il suo viso, le sue braccia fatte di muscoli lunghi di uomo di campagna, come se avesse sempre zappato la terra anziché stare in carcere per quarant'anni, il suo sorriso ironico. E mi sento addosso il peso pesante di un lavoro inutile, di un risultato arrivato troppo tardi, di una fine sopraggiunta proprio adesso. Adesso che la Corte Edu e la Consulta hanno appena sancito una svolta verso una giustizia giusta e umana. Verso una pietà che Mario non ha potuto sperimentare. Stanotte la mia toga è pesante e fredda come una coperta sarda  Una burra di orbace capace di schiacciarti ma non di scaldarti".