BOSA. "Oggi hanno consegnato i compiti in classe di matematica: c'era anche il suo, col suo sette e mezzo. Ma lui non lo ha potuto vedere. Mi hanno detto che gli fa male tutto". Inizia così il lungo post del professore del tredicenne vittima di un pestaggio al Bosa Beer Fest, il 25 aprile scorso. Il ragazzino era insieme a sua madre, un'ambulante senegalese, la sera di giovedì, quando è stato aggredito da un branco di giovani con calci e pugni. "Lei si è lanciata per difendere il figlio, che è stato l'iniziale obiettivo dell'aggressione, questo ha scatenato l'ira del branco, e i colpi più duri li ha presi lei", scrive su Facebook il docente. Ma prima racconta di quel ragazzino, che "quest'anno ha fatto dei passi da gigante, progressi che nessuno si sarebbe aspettato, viste le difficoltà dell'anno prima. Oggi hanno consegnato i compiti in classe di matematica, dove c'era anche il suo, col suo sette e mezzo. Ma lui non lo ha potuto vedere. Dalla fine delle vacanze pasquali non è ancora tornato in classe. Domani è primo maggio, magari torna dopodomani o lunedì prossimo. Il fatto è che, mi hanno detto, gli fa male tutto. Gli fa male tutto, e ha paura". E aggiunge: "Provo una grande angoscia al pensare che esistano persone come gli aggressori di Bosa, al pensare di essere circondato da gente tanto in basso nella scala evolutiva, provo un'angoscia tanto grande da non saperla descrivere, quando penso a un dato che in molti articoli non è comparso, eppure dà la misura del tutto. Si tratta dell'età del mio alunno: 13 anni".
Tredicenne senegalese pestato, la lettera del prof: "Il suo bel voto non l'ha potuto vedere"
- Redazione