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ROMA. Fa discutere il nuovo emendamento, presentato dalla Lega e approvato dalla commissione Cultura della Camera, riguardo il divieto di tematiche sessuali fino al termine delle scuole secondarie di primo grado. Nessun “professionista esterno” potrà esporre determinati argomenti fino alle scuole medie. L’emendamento – che comunque dovrà essere discusso e approvato in parlamento – è inquadrato all’interno del ddl Valditara che prevedeva già il divieto di educazione affettiva sia nelle scuole dell’infanzia che in quelle primarie.
Dalla Lega giustificano la stretta con "l’evitare la diffusione di ideologie gender” tra i più piccoli. Dal Pd, l’europarlamentare Alessandro Zan ha affermato come “mentre l’Europa va avanti, l’Italia torna nel Medioevo”, ricordando che l’Italia è tra i pochi Paesi europei a non rendere obbligatoria l’educazione sessuale nelle scuole. Anche alle superiori, infatti, le tematiche sessuali possono essere trattati solo previo consenso dei genitori, che dovranno conoscere temi e materiale didattico.
La discussione sull’emendamento, però, non dovrebbe riguardare solo la “diffusione di ideologie gender” ma, forse, si dovrebbe inscrivere in un discorso più ampio in un Paese nel quale, solo quest’anno, si sono consumati quasi 70 femminicidi. Se si punta spesso il dito sull’educazione impartita, forse, vietare quest’ultima fino alle scuole superiori – dove comunque sarà “a discrezione” dei genitori – non sembra essere una scelta molto oculata.