VENEZIA. Come riportato da “La Repubblica”, durante un’accorata requisitoria di due ore e mezza, l’accusa ha ricostruito nei dettagli la drammatica sequenza degli eventi che hanno portato alla morte di Giulia Cecchettin. In aula, davanti alla corte d’assise, Filippo Turetta era presente.
Il processo, accelerato grazie alla scelta del rito abbreviato, non si concluderà oggi (giornata internazionale contro la violenza sulle donne) ,la a sentenza è attesa per il 3 dicembre, dopo l’arringa della difesa.
Il ventitreenne reo confesso era già comparso davanti ai giudici il 28 ottobre scorso per l’interrogatorio.. Alla seconda udienza il padre della vittima, Gino Cecchettin, aveva incontrato Turetta a un anno dal delitto e, in questi mesi, si è fatto portavoce del dolore della famiglia e della necessità di contrastare la violenza contro le donne.
Il pm Petroni ha sottolineato come Turetta abbia avuto più occasioni per confessare la verità prima di allora, ma abbia scelto di non farlo. Ha inoltre evidenziato la totale incompatibilità del delitto con i valori trasmessi dall’educazione ricevuta. Nonostante la richiesta del massimo della pena, Petroni ha specificato che in futuro il giovane potrebbe beneficiare di un’attenuazione della stessa.
Le accuse contro Turetta sono gravi e molteplici: omicidio volontario aggravato da premeditazione, crudeltà ed efferatezza, stalking, sequestro di persona, occultamento di cadavere e porto continuato di armi. Nel processo, è previsto anche l’intervento degli avvocati che rappresentano i familiari di Giulia, ossia il padre Gino, i fratelli Elena e Davide, la nonna e lo zio, costituitisi parte civile.