ROMA. Dalla morte di suo figlio nel 2012 ai comportamenti inquietanti, sfociati poi in minacce e denunce perché non pagava le quote del Consorzio Valle Verde. Sono solo alcuni punti della vita di Claudio Campiti, l'uomo di 57 anni che ieri ha sparato contro i suoi vicini di casa durante una riunione di condominio a Fidene e ha ucciso tre donne, Elisabetta Silenzi, Sabina Sperandio e Nicoletta Golisano. Quei vicini che avevano paura di lui, un personaggio noto non solo per la triste vicenda di suo figlio, morto a 14 anni in un incidente sulla neve, ma per ciò che era diventato dopo. Da quel terribile lutto, dice chi lo conosceva, aveva perso la testa.
Già nel 2020 a Campiti era stata rifiutata la richiesta del porto d'armi. La Glock calibro nove usata la mattina della strage di Roma infatti non era sua: l'aveva rubata nel poligono di Tor di Quinto proprio domenica mattina, quando aveva partecipato a una sessione di tiro.
Ora sotto gli occhi degli investigatori c'è anche il suo blog "Benvenuti all'inferno", aperto circa due anni fa nel quale Campiti definiva i vertici del consorzio "un’associazione mafiosa", testimonianza di una rabbia covata ormai da tempo.