WASHINGTON. A poco più di 100 giorni dalla sua elezione alla Casa Bianca, Donald Trump torna a scompaginare le carte all’interno della amministrazione americana rimuovendo il capo dell’Fbi James Comey, in scadenza di mandato nel 2023. Il presidente Usa ha motivato questa decisione a sorpresa (ma non troppo) con la necessità di “ricostruire la fiducia nella più importante agenzia di sicurezza del Paese”, dal momento che Comey non sarebbe “efficacemente in grado di guidare l’Fbi”.
Ma la vera ragione di questo apparente colpo di testa di Trump sarebbe da cercare altrove: pochi giorni fa Comey aveva testimoniato davanti alla commissione di Capitol Hill sui probabili rapporti tra il comitato elettorale repubblicano e il governo di Mosca durante le ultime presidenziali.
Sarebbe dunque il lavoro di indagine sul “Russiagate” la vera causa del siluramento del cinquantaseienne Comey, nominato nel 2013 da Barack Obama. Nella storia statunitense c’è solo un precedente simile, e risale al 1993, quando il neoeletto presidente Bill Clinton licenziò l’allora capo del Bureau William S. Sessions.