RIACE. "Non ho parole, non me l'aspettavo. Non so se per i delitti di mafia ci sono questo tipo di sentenze. Ora per me finisce tutto". Tredici anni e 2 mesi di reclusione. Questa la pesantissima condanna inflitta dal Tribunale di Locri all'ex sindaco di Riace Mimmo Lucano, che al termine del processo "Xenia", con le lacrime agli occhi dice che no, non se l'aspettava. Anzi. Pensava che sarebbe arrivata l'assoluzione totale per le accuse che lo avevano travolto nel 2016, nell'ambito un'inchiesta della Guardia di Finanza in merito a presunte irregolarità nella gestione del sistema d'accoglienza dei migranti.
Ora Lucano dovrà anche restituire 500 mila euro per i finanziamenti ricevuti dall'Unione europea e dal Governo. I giudici hanno quasi raddoppiato la sentenza rispetto a quanto chiesto dalla pubblica accusa (7 anni e 11 mesi). L'ex primo cittadino dovrà anche restituire 500mila euro riguardo i finanziamenti ricevuti da Unione europea e governo. Lucano era imputato per associazione a delinquere, abuso d'ufficio, truffa, concussione, peculato, turbativa d'asta, falsità ideologica e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. A leggere la sentenza è stato il presidente del Tribunale di Locri, Fulvio Accurso, dopo una camera di consiglio che si è protratta per quattro giorni.
L'inchiesta sull'ex sindaco di Riace è stata condotta dalla Procura della Repubblica di Locri, con indagini delegate alla guardia di finanza. Nell'ottobre del 2018 Lucano fu anche posto agli arresti domiciliari dalle fiamme gialle con l'accusa di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e dopo il periodo di detenzione fu applicato nei suoi confronti il divieto di dimora a Riace, poi revocato dal Tribunale di Locri nel settembre del 2019.