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Crisi, Conte alla prova della verità in Senato: appello all'unità

 

 

ROMA. Dopo la fiducia alla Camera arriva la prova decisiva. Quella al Senato, dove il presidente del Consiglio si aspetta oggi la presenza di almeno 155 senatori pronti a sostenerlo. I 321 sì di ieri tra i deputati sono una speranza di sopravvivenza per Conte, ma la vera sfida si tiene ora a Palazzo Madama: se anche lì il premier otterrà la fiducia il suo governo non cadrà. 

Il premier inizia il suo discorso ricordando la scomparsa del senatore Emanuele Macaluso, storico dirigente del Pci. Poi ripercorre, con pochissime integrazioni differenti, il testo letto ieri alla Camera. Il dibattito proseguirà fino al pomeriggio, fino alla eventuale replica del premier intorno alle 17 e infine il voto sulla fiducia dopo le 20. 

Per Matteo Renzi, leader di Italia Viva che ha aperto alla crisi, la maggioranza del premier "è risicata, tra due mesi sono daccapo", ha detto. E intanto Renata Polverini, l’ex presidentessa della Regione Lazio e ora anche ex Forza Italia, ha dissentito dal suo gruppo e ha deciso di votare la fiducia, lasciando così il partito azzurro. "Il sì alla fiducia è un atto di responsabilità”, ha detto la Polverini. 

Questa mattina al Senato Conte spera di raggiungere la fiducia con 3 o 4 voti in meno dei 161 della maggioranza assoluta: poi si costruirà, pian piano, "un progetto politico articolato e preciso, a forte vocazione europeista".