Italia e mondo

“Defender Europe 20”: il coronavirus non ferma il nuovo sbarco americano in Europa

È in corso in queste settimane l’avvio di “Defender Europe 20”,  una esercitazione militare di vastissime dimensioni che vedrà le truppe americane impegnate in un nuovo “sbarco” in Europa. In occasione della particolare coincidenza con il 75° anniversario della liberazione del continente dal nazi-fascismo gli Stati Uniti dispiegheranno una enorme forza di combattimento, con moltissimi uomini, mezzi e attrezzature.

 

Le fonti ufficiali di US Army Europe prevedono infatti, durante il mese di marzo, di trasportare in Europa una intera divisione dell’esercito. Comprendente carri armati, mezzi blindati, mitragliatrici pesanti, mortai e oltre 20.000 soldati americani, che arriverà attraverso l'Atlantico, con convogli marittimi  in partenza dai porti di 4 diverse città  statunitensi (Charleston, nella Carolina del Sud; Savannah in Georgia; Beaumont e Port Arthur, in Texas) che  sbarcheranno in 6 Paesi europei.  A queste truppe, nel corso dei mesi di aprile e maggio 2020,  si sommeranno circa 9 mila militari statunitensi di stanza in Europa, e altri 8 mila militari dei paesi NATO, compresa l'Italia,  portando il totale dei partecipanti a 37.000 uomini. Si prevede partecipino truppe di diciotto paesi, con esercitazioni svolte in 10 paesi diversi.

Defender Europe 20 Map

Immagine: il manifesto che annuncia la partecipazione dell'esercito inglese a "Europe Defender 20" 

Tutti i mezzi pesanti si sposteranno in Europa via mare e su convogli ferroviari  diretti verso un ipotetico fronte orientale. I soldati viaggeranno con mezzi aerei raggiungendo i principali aeroporti in Europa e poi si muoveranno  attraverso il continente in autobus.  Una volta in Europa, i soldati statunitensi si uniranno alle nazioni alleate per condurre esercitazioni simulate e dal vivo in Germania, Polonia e Stati baltici. E’ previsto anche l'addestramento combinato alla manovra delle armi in luoghi sconosciuti nella Germania settentrionale. All'ingente dispiegamento di uomini e mezzi si associa il trasferimento di migliaia di tonnellate, si stimano circa 20.000 colli, contenenti armamenti ed equipaggiamenti tecnologici che verranno spediti dagli Stati Uniti su trasporti aerei militari o navi-container speciali.  Non si sa quale sia il contenuto dei colli e nemmeno è chiaro  quanto di questi armamenti rimarrà sul suolo europeo per futuri usi. 

Carro Armato M1A2

Foto: un carro armato americano M1A2 Abrams sbarca nel porto di Vlissingen, (Paesi Bassi)

Penso sia lecito interrogarsi tutti su quale sia il reale scopo di questa esercitazione, che muove decine di migliaia di persone e tanti mezzi militari, con un enorme impegno di forze e di risorse pubbliche, americane ed europee, soprattutto in un momento particolare come questo, con una “pandemia” di coronavirus che si diffonde e minaccia interi continenti.   Appare comunque evidente quanto l'obiettivo, per nulla nascosto, di questo nuovo “D Day” dell’Esercito USA in Europa sia quello di mostrare una potenza fortemente dissuasiva nei confronti di qualsiasi ipotesi di “avventurismo” militare futuro da parte della Russia.

La posta in gioco però, secondo diversi analisti, non è banalmente solo questa. Non si tratta soltanto di un’azione dissuasiva militare nei confronti dei Russi con il pretesto di   esercitarsi e di celebrare degnamente l’anniversario della “liberazione” del 1945, ma piuttosto rappresenta una dimostrazione di potenza che è innanzitutto commerciale ed economica, prima ancora che militare.

Perché oggi, il desiderio di “conquista con la forza delle armi” non è riferibile più soltanto ai territori o ai popoli ma soprattutto ai mercati. E sono proprio i mercati di guerra e di pace, con i loro armamenti, a rappresentare per le affamate economie occidentali, un banchetto sempre più appetibile.

Alcune cifre possono spiegare meglio il fenomeno. Il SIPRI (Stockholm International Peace Research Institute) pubblica un interessante report annuale che analizza le spese militari di ogni singolo Stato.

Nell’ultimo report SIPRI, relativo a dati 2018, scopriamo che i primi 13 paesi della classifica globale  hanno destinati oltre 1.822 miliardi di dollari per la propria difesa. Con un trend di crescita simile a quello a cui si è assistito negli anni della Guerra Fredda. Anche l’Italia ha fatto la sua parte in questo trend: il nostro Paese, infatti, grazie a 27,8 miliardi di spese, conquista ben due posizioni rispetto al 2017 portandosi all’11° posto nella classifica degli Stati che spendono di più in armamenti e nel comparto militare. Immediatamente dopo la Corea del Sud.

Tabella Spese Militari

Immagine: la classifica delle spese militari pubblicata dal Centro ricerche SIPRI di Stoccolma

 

Ma questa escalation è una curva costante per tutti i Paesi da anni. Le spese militari statunitensi che nel report 2018 erano pari a 649 miliardi, in un solo anno,  hanno raggiunto circa 738 miliardi di dollari mentre le spese dei paesi europei sommano ormai 300 miliardi l'anno. I russi passano, nello stesso periodo dal 2018 al 2019, da 61 a circa 70 miliardi di dollari all'anno. 

E in Europa, per fare un esempio, un paese come la Germania, che di guerre e armi dovrebbe averne abbastanza, da solo secondo alcune stime, entro il 2024, supererà i 60 miliardi di dollari in spese militari. 

E’ quindi abbastanza evidente quanto dal dopoguerra e l’inizio della guerra fredda gli USA portino avanti la loro strategia militare di “deterrenza” in Europa.  Con il duplice scopo di incrementare sia la propria forza militare che quella economica. Possono continuare a farlo solo alimentando la paura. Dentro gli USA o fuori,  nei paesi alleati occidentali della NATO, tentando di gonfiare le minacce esterne, reali o immaginarie che siano, per convincere gli altrui e i propri cittadini a votare Amministrazioni in grado di far crescere investimenti e spese in armamenti.

Lo scopo degli Stai Uniti è sempre stato quello di inviare un messaggio esplicito a tutti i loro possibili avversari sullo scacchiere globale, militare, tecnologico e commerciale. Uno scacchiere nel quale inizialmente il loro obiettivo unico e  privilegiato erano soltanto i sovietici. Questa immensa strategia che prevede investimenti multi-miliardari e pluriennali, è nata infatti come maniacale tentativo della superpotenza americana di controllare la Russia. Ma oggi non sono più soltanto i Russi il principale scopo della deterrenza. Le attenzioni americane si rivolgono sempre più anche verso la Cina che, nel ventennio appena trascorso, è diventata  un diretto "competitor " su molti fronti e risulta sempre più esuberante sui mercati asiatici, mediorientali e africani.

La Cina infatti, con i suoi 250 miliardi di dollari di spese per armamenti, quasi eguaglia l’intera Europa e occupa oggi il 2° posto nella classifica. Sembra essere quindi un competitor molto più pericoloso della Russia grazie alla sua sempre più veloce evoluzione tecnologica nella produzione di armamenti, non solo a scopi difensivi dei propri confini. Evoluzione che si riflette in modo esponenziale nella commercializzazione. E, oltre agli armamenti tradizionali,  la Cina è anche un paese ormai in grado di controllare e guidare gli sviluppi futuri di molte tecnologie elettroniche o informatiche. Sopratutto quelle applicabili al futuro delle telecomunicazioni, alla cyber-security e anche alla cyber-difesa. Infatti non è un caso che l’Amministrazione Trump accusi chiaramente compagnie cinesi come la  Huawei oppure la Zte, di costituire una minaccia per la sicurezza nazionale USA.

Defender Europe 20 è quindi, probabilmente tutto questo. Rappresenta soprattutto una enorme “vetrina commerciale” di armamenti esposti sul campo e in azione.

Una vetrina incentrata sugli sforzi degli Stati Uniti nel “presentare” al meglio la propria forza militare nel continente Europeo per poi riuscire a diffonderla rapidamente, dal punto di vista commerciale e non solo tra i propri partner NATO, in una varietà di molte diverse declinazioni.  In questa varietà  le parole d’ordine da declinare non sono più soltanto quelle che riguardano gli armamenti ma anche le nuove tecnologie in grado di governarli  e di guidare gli scenari di battaglia. Sono queste tecnologie a muovere oggi i maggiori investimenti privati globali nella ricerca militare. Sono tecnologie che si chiamano IA - intelligenza artificiale e Robotica. Oppure Ipersonica.

Su quest’ultima parola d’ordine in particolare, che riguarda le tecnologie dei nuovi sistemi balistici a velocità ipersoniche, è forse necessario un ulteriore approfondimento.  

Oggi esistono principalmente due tipi di missili progettati per colpire a distanza. Il primo tipo sono i “missili da crociera” tradizionali che vengono lanciati con traiettorie orizzontali verso l’obiettivo sono manovrabili e precisi, in grado di viaggiare a bassa quota per ingannare i radar. Ma sono anche lenti, piccoli, con poca capacità di carico e gittata abbastanza ridotta (seppure esistano modelli capaci di colpire bersagli a distanza intercontinentale).  L’altro tipo sono i “missili balistici”. Si tratta di razzi enormi con traiettorie a parabola, molto ampia e lunghissima. Sono in grado di uscire dall’atmosfera e rientrare a velocità superiori a quella del suono. Si tratta di armi impossibili da intercettare con sistemi antimissile tradizionali. E sono in grado di trasportare  decine di testate atomiche sull’obiettivo. Anche questi missili balistici hanno un limite però, causato dalla loro manovrabilità che è minima e da una traiettoria di volo molto prevedibile tra partenza e possibile destinazione. Una volta calcolata questa traiettoria l’avversario, che non può neutralizzarli in volo, può infatti evacuare i possibili obiettivi riducendo al minimo i danni.

Per questo la ricerca sta concentrandosi su missili con velocità ipersoniche sempre superiori, in grado di viaggiare a molte migliaia di chilometri orari, dunque capaci di raggiungere in pochi minuti bersagli che si trovino dall'altra parte del pianeta, eludendo qualunque sistema antimissile esistente con traiettorie e  manovrabilità tali da rendere impossibile per l’avversario prevedere, nel poco tempo a disposizione,  quale sia il loro obiettivo.

Ecco quindi che cominciano a delinearsi i motivi reali e gli stimoli che alimentano questa nuova e recente attività di esercitazioni oltre Atlantico degli Stati Uniti. Alcuni di questi motivi sono sicuramente le notizie delle recenti conquiste di Pechino e Mosca su questo nuovo fronte della ricerca missilistica e sui sistemi e tecnologie di guida e puntamento di queste nuove armi.  A marzo 2018,  Vladimir Putin ha infatti annunciato la riuscita dei test del Kh-47M2” Khinzal” (pugnale) ovvero un missile balistico ipersonico antinave, in grado di viaggiare a Mach10 (ben 10 volte la velocità del suono) e  del  missile balistico/intercontinentale Satan 2, un’arma a gittata pressoché illimitata e con tecnologia Mirv che può trasportare da 10 a 24 testate atomiche,  in grado di dirigersi in modo indipendente una volte giunte vicino agli obiettivi.

Ancora prima, nel novembre 2017, un altro motivo possiamo trovarlo nell'annuncio Cinese  di mostrare al mondo il Dongfeng-17.  Si tratta di un missile balistico a planata ipersonica, in grado di superare l’atmosfera e rientrare con un angolo molto più stretto rispetto ai missili balistici per poi volare in planata, rendendo ancora più imprevedibile la sua traiettoria balistica. IL DF-17 è in grado di far tutto questo ad una velocità ipersonica e superiore a Mach 5.

 Missile Dongfeng 17

Foto: missili cinesi Dongfeng-17 schierati in parata

E’ dunque importante ribadire come la conquista di questi scenari tecnologici, per qualsiasi superpotenza militare ed economica, nasca e trovi applicazione immediata in ambito militare ma assuma enormi riflessi nelle applicazioni future in ambito civile e sui mercati.    Per tutti questi motivi il congresso americano, nonostante le recenti vicende di impeachment contro l’attuale presidente, ha dimostrato quanto su questa linea di escalation delle spese federali USA per ricerche e produzioni d’ambito militare, sia i conservatori che i democratici siano tutti fondamentalmente d’accordo. E' necessario intraprendere azioni di massima deterrenza tendenti al predominio militare e commerciale globale.  In  America tutti concordano sulla scelta di approvare maggiori budget militari per migliorare la supremazia militare USA e continuare a sostenere le potenti lobby dei produttori di armamenti che, da sempre, finanziano molte carriere politiche. A queste lobby si aggiungono anche le pressioni esercitate dalle compagnie militare private che operano, con loro mezzi, sistemi di intelligence e truppe di contractors, sia al fianco delle truppe americane regolari che in totale autonomia. Questo personale militare privato è formato di solito da mercenari, ex appartenenti alle truppe speciali o ai reparti d’élite, provenienti dagli eserciti di tutto il mondo. Si tratta di uomini altamente addestrati, senza troppi scrupoli e lautamente retribuiti. Uomini anche tristemente noti in gergo come “expendable forces”, forze sacrificabili.

Il termine si ispira a “They were expendable” di John Ford, un film girato nel 1945, nelle Filippine con la seconda guerra mondiale nel Pacifico ancora in corso. E chiarisce quanto, della perdita di queste costose truppe, non importi granché ai vertici militari e politici americani o alla loro opinione pubblica. Per questo queste truppe non regolari, vengono chiamate a fare spesso il lavoro “sporco” in tutti gli scenari di quelle che vengono comunemente definite “guerre a bassa intensità” ovunque nel mondo.  Gli scopi militari o economici per i quali vengono impiegate, scopi leciti o meno, sono spesso coperti dal "segreto di stato", non sono nemmeno essi ben chiari e restano qualcosa di cui ben pochi si preoccupano.  

 

Visto sotto tutti questi diversi aspetti, quello che sembrava uno scenario di esercitazioni per un ipotetico e remoto  ritorno alla guerra fredda, cosa che può apparire agli occhi dei media e dell’opinione pubblica occidentale come un  nostalgico giocare ai soldatini da parte di generali di mezzo mondo,  cosa fuori tempo, in realtà rappresenta un palcoscenico che mette in scena un evento molto moderno.

Una rappresentazione teatrale molto importante per gli USA che considerano  l’Europa e il Mediterraneo, 75 anni dopo Yalta, ancora come propri confini. Confini strategici, militari e commerciali, della massima importanza.

Teatro e scenario nei quali anche la potenza della comunicazione dei media statunitensi e anglosassoni gioca il proprio ruolo. Proprio in questo senso, può essere giusto far notare quanto ben pochi siano stati i media occidentali o quelli europei in grado di spiegare il reale ruolo americano giocato in Ucraina nel 2014, oppure anche approfondire i motivi per cui, le nostre forze NATO, negli ultimi 30 anni dalla caduta del muro di Berlino, abbiano  costantemente potenziato la loro presenza, in particolare nei paesi europei ai confini con la Russia.  Una presenza che oggi risulta ampiamente confermata anche da questo impiego straordinario di truppe e armamenti in Europe DEFENDER 20. 

Ecco, è meglio ribadirlo anche alla fine di questo articolo. Quello che si prepara alle porte di casa nostra, costituisce il più grande dispiegamento militare di truppe, svolto negli ultimi 25 anni sul continente europeo.  Una mobilitazione di truppe di difesa, in tempo di pace, seconda solo allo SFOR, ovvero la “Stabilisation Force” multinazionale dispiegata a Sarajevo, a partire dal 1996 e per circa 8 anni. Che venne creata a causa dell’ultima guerra vera combattuta in Europa, per difendere la pace in Bosnia ed Erzegovina secondo gli “accordi di Dayton”. 

In questi mesi che ci aspettano, che si suppone in Europa trascorreremo tutti in difesa, cercando di proteggerci dal Corona Virus e dalla crisi economica che ne deriverà, dubito che qualcuno di noi sentisse realmente il bisogno di quest'altra forma di difesa. E dello straordinario spreco di denari, risorse e mobilitazione di uomini. Una difesa che in tempi di pace ed epidemia, suona offensiva per il buon senso, la convivenza e il vivere civile di tutti.

 

Fonti di ulteriore approfondimento:

Defence News.com, 1/11/2018: Generale NATO: l'Europa non si muove abbastanza

German Foreign Policy.com, 7/10/2019: Testare la mobilitazione contro l'Oriente

WSWS  8 /10/2019: Defender 2020: i poteri NATO minacciano guerra contro la Russia

Defense News.com, 14/10/2019: Defender 2020: la NATO in Europa prova l'interoperabilità

Army Times: 15/10/2019: Gli eserciti in Europa Defender 2020 - fingendo che sia il 2028

Army Times 12/11/2019: L'esercito americano attraverso l'Atlantico questa primavera