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Quattro arresti per bancarotta nella società che lavorò (male) sulla Sassari-Olbia

 

 

CATANIA. Il rullo delle Procure travolge di nuovo la Tecnis, vecchio colosso siciliano del settore delle costruzioni ormai in declino: sono 4 le persone ai vertici della società  arrestate nell'ambito di un inchiesta condotta dalla Guardia di Finanza di Catania, su incarico della locale Procura, con l'accusa di bancarotta fraudolenta. La Tecnis era la società che avrebbe dovuto realizzare i lotti 5 e 6 della Sassari-Olbia, la quattro corsie da un miliardo di euro (costi iniziali) che doveva essere conclusa da anni, invece Anas si trova ancora ad aggiornare i cronoprogrammi.

Fino a qualche anno fa gli operai della società siciliana erano al lavoro tra Berchidda e Monti. Non che avessero realizzato granché: erano state piazzate solo le recinzioni del cantiere e poco più. Poi era arrivata la bufera delle tangenti su tutta la strada, l'interdittiva antimafia per la Tecnis, gli arresti per altre mazzette che secondo gli inquirenti facevano riferimento alla dama nera dell'Anas di Roma Antonella Accroglianò (in manette erano finiti gli amministratori Mimmo Costanzo e Concetto Bosco Lo Giudice). Così la Spa di Catania nel 2016 era stata estromessa dal gigantesco appalto sardo, per poi crollare sotto le procedure fallimentari. In Sardegna  era subentrata un'altra società: i lavori non sono finiti. E se uno si chiede perché sulla Sassari-Olbia, in certi tratti,  si debba viaggiare ancora su due corsie e non su quattro, un'ulteriore risposta arriva dalle cronache giudiziarie siciliane di oggi. 

I militari delle Fiamme Gialle stanno effettuando dei sequestri di beni per un valore complessivo di 94 milioni. Nei confronti dei quattro arrestati il Gip di Catania ha disposto gli arresti domiciliari. Secondo le indagini la governance precedente di Tecnis Spa avrebbe messo in atto "ripetute condotte illecite" nella gestione dell’azienda.