ROMA. L'azienda del padre di Alessandro Di Battista è piena di debiti e non paga i dipendenti: l'attacco è arrivato con un'inchiesta pubblicata oggi su Il Giornale. E l'ex parlamentare del Movimento 5 Stelle replica duramente alle accuse: vero, l'azienda è in difficoltà, come tante piccole e medie imprese in Italia, ma mio padre lavora come un matto, e tirano avanti "sperando che i colpevoli, che oltretutto oggi provano, in modo scomposto, a fare i carnefici, vengano cacciati, una volta per tutte, dalle Istituzioni". Secondo quanto pubblicato dal Giornale, costituita nel 2001 dal padre di Alessandro, Vittor la società - che si occupa della lavorazione di manufatti in ceramica e apparecchi igienico sanitari ha presentato l'ultimo bilancio nel 2016, mentre non è stato presentato quello del 2017. Secondo il quotidiano l'azienda è piena di debiti verso le banche (oltre 150mila euro), verso i fornitori (135mila euro) ma anche verso i dipendenti. Nell'ultimo esercizio, i lavoratori hanno crediti pari a 53.370 euro.
Di Battista non le manda a dire: "Eccolo qua, puntualissimo, è arrivato l'attacco del Giornale di Sallusti/Berlusconi alla mia famiglia. Parliamo dello stesso giornale che mesi fa intitolò in prima pagina: “Furbata Di Battista, si ritira dalla politica ma piazza il padre in Parlamento”. Lo stesso giornale che l'anno scorso diede spazio - senza fare verifiche - al suo padrone Berlusconi quando disse che “non avevo studiato, non mi ero laureato etc etc”. Oggi, udite udite, tramite una visura camerale - una roba pubblica insomma - scopre che la piccola azienda di famiglia (3 dipendenti tra cui mia sorella) ha difficoltà. Chapeau! A questo punto gli consiglio di fare altre decine di migliaia di visure camerali ad altrettante PMI per scoprire la situazione delle piccole imprese italiane. E gli consiglio di sbattere in prima pagina tutto ciò che scopriranno. Ebbene sì, la nostra azienda va avanti, con enormi difficoltà. Mio padre, ad oltre 70 anni, lavora come un matto. Il carico fiscale è enorme. L’azienda ha avuto difficoltà a pagare puntualmente i 3 dipendenti (tra cui mia sorella). Ciononostante l’azienda tira avanti, così come tante altre, sperando che i colpevoli, che oltretutto oggi provano, in modo scomposto, a fare i carnefici, vengano cacciati, una volta per tutte, dalle Istituzioni".