In Sardegna

“A Olbia mancano i medici, si rischia la chiusura di pediatria e del punto nascita": la denuncia di FdI

 

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OLBIA. “Nel reparto di Pediatria dell’ospedale di Olbia è rimasto in servizio un solo medico, rischiando di causare la chiusura di fatto nei prossimi giorni. La prima grave conseguenza sarà che il Punto nascita, rimasto senza pediatri, non potrà essere operativo e, a breve, in Gallura probabilmente non si potrà più partorire. Ma non basta, da ieri la Neurochirurgia di Sassari ha comunicato di non essere più operativa per le urgenze, avendo solo due medici in servizio, lasciando attiva per tutta la Sardegna solamente quella del Brotzu di Cagliari. Per non parlare della carenza di personale che costringe gli infermieri a lavorare in condizioni difficili”. Lo ha denunciato Cristina Usai, consigliere regionale di Fratelli d’Italia, evidenziando la crisi del servizio sanitario isolano, soprattutto nel Nord Sardegna.
“La presidente Todde e l’assessore Bartolazzi si sono concentrati, e affrettati, esclusivamente ad occupare le poltrone delle aziende sanitarie, senza trovare soluzioni e porre rimedio alla crisi della sanità sarda – ha aggiunto Usai – Tante chiacchiere, ma nessuna azione per garantire il diritto all’assistenza sanitaria dei cittadini galluresi. Dalla Regione si percepisce una pericolosa sottovalutazione della situazione e non si intravede una rapida soluzione, evidenziando come la gestione del centrosinistra sia in preda ad una devastante confusione”.

Stessa preoccupazione sulla gravità della situazione è stata espressa da Giovanni Satta, senatore di Fratelli d’Italia, medico e membro della Commissione sanità del Senato: “Sono preoccupanti le condizioni di grave carenza in cui versano alcuni reparti essenziali dell’ospedale San Giovanni Paolo II di Olbia ed in particolare del SPDC, dove di fatto non vengono più accettati i ricoveri, con conseguenti disagi per pazienti e personale. Carenze che richiedono urgenti soluzioni da parte dei competenti organismi regionali, che finora sembrano si siano concentrati più su una sostituzione dei vertici delle aziende piuttosto che sui reali problemi di assistenza sanitaria della cittadinanza”.