In Sardegna

Portovesme, Glencore verso stop zinco: sindacati pronti ad alzare livello di mobilitazione

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CAGLIARI. “La vertenza della Portovesme srl è in una fase delicatissima, e ad oggi non vi è alcuna reale discussione sulle prospettive dei lavoratori e del sito".

Lo scrivono su una nota congiunta i sindacati Cgil nazionale, Fiom Cgil nazionale, Filctem Cgil nazionale e Cgil Sardegna a commento dell’incontro tenutosi nella serata di ieri presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, con i vertici dell’azienda e della sua proprietà, la Glencore. 

"L’azienda è determinata a chiudere la linea zinco, deve esserci altrettanta e superiore determinazione da parte istituzionale per ribaltare la situazione. Il sindacato e i lavoratori alzeranno il livello della mobilitazione: combattere e contrastare questa decisione è doveroso per il futuro del territorio e per non fare ricadere sui lavoratori scelte sbagliate che impoveriscono le opportunità per tutto il Paese, privandolo di un materiale fondamentale per la gestione della transizione energetica”. 

Confederazione e categorie sottolineano di aver “duramente contestato la decisione di procedere alla chiusura della linea zinco, anche perché il valore del metallo non solo non ha subito deprezzamenti significativi, ma nel 2022 ha visto un’impennata del prezzo molto importante, e il Ministero si è detto disponibile ad avviare un confronto per trovare soluzioni che consentano di ridurre il prezzo dell’energia e rendere il sito ancora più competitivo”. 

“Inoltre - aggiungono - abbiamo evidenziato la fumosità del progetto di riciclo delle batterie comunicato dall’azienda e ancora in fase di studio, poiché non è scontata la certezza di realizzazione, i tempi sarebbero lunghi e non compatibili con la necessità di salvaguardare i posti di lavoro, e, in ogni caso, si impiegherebbero circa 350 persone a fronte delle altre 1250 presenti tra dipendenti diretti e in appalto”.

Per questi motivi Cgil, Fiom, Filctem e Cgil Sardegna hanno chiesto alle Istituzioni “ di operare per impedire la chiusura della linea zinco e, nel caso non ci fosse un ripensamento da parte aziendale, di lavorare per trasferire l’intero sito a un nuovo soggetto industriale per salvaguardare attività strategiche per l’economia del Paese e il mantenimento degli attuali livelli di occupazione”. 

“Nei prossimi 15 giorni, dead line data dal Governo per presentare il progetto sul riciclo, terremo assemblee di tutto il personale coinvolto, diretto e degli appalti, e alzeremo il livello della mobilitazione con tutte le iniziative necessarie. La Cgil con le sue categorie - si legge infine nella nota - non accetterà passivamente il declino industriale del Paese e in particolare quello della Sardegna. Territorio già oggi provato da una forte assenza di opportunità occupazionali che portano le persone a dover abbandonare l’isola”.

Legge sulle aree idonee

La Cgil considera apprezzabile l'impegno profuso nella predisposizione di un testo di legge che inizi a definire alcune norme e criteri per l’individuazione delle aree idonee e non idonee ma il ddl presenta alcune criticità che devono essere riviste con attenzione: è il senso della posizione espressa oggi dal responsabile del dipartimento Industria della Cgil regionale Francesco Garau nel corso dell’audizione alla IV e V Commissione del Consiglio regionale alla quale ha partecipato anche la segretaria regionale Francesca Nurra.

Per il sindacato è evidente che alcune importantissime questioni alle quali il testo fa riferimento rimandano a un quadro normativo che deve ancora essere definito. In particolare,l’elaborazione del Piano energetico e ambientale regionale (Pears), così come la costituzione di una Agenzia regionale dell’energia, della quale si attendono approfondimenti specifici. “Il processo di transizione energetica che vede infatti coinvolta la nostra regione nel quadro di un contesto nazionale ed europeo – ha detto il segretario - richiede una programmazione puntuale e l’elaborazione di un quadro normativo complesso che deve riflettere la visione complessiva dello sviluppo produttivo,economico e sociale dell’isola”.


L’audizione è stata anche l’occasione per ricordare che la Cgil ha espresso una posizione articolata in un documento sul tema energetico diffuso pubblicamente già lo scorso agosto e per ribadire un punto prioritario: “Le scelte intorno alla de-carbonizzazione e alla transizione energetica della Sardegna non possono non passare dalla realizzazione del piano di metanizzazione con la relativa dorsale per trasportare il metano prima e l’idrogeno poi, non certo attraverso una selvaggia colonizzazione di produzione da eolico e fotovoltaico che, invece, deve essere riequilibrata in favore di un mix energetico che contempli - oltre al metano, come nel resto d’Italia e d’Europa - un giusto apporto anche di altre Fer come idroelettrico e biomasse”.


Nel merito del testo di legge, sono state evidenziate alcune criticità, in particolare ai limiti che sembrerebbero compromettere l’installazione di impianti proprio nelle aree che potrebbero essere deputate a ospitarli, quelle industriali attive, in cui insistono già insediamenti produttivi. “Solo per fare un esempio concreto della contraddittorietà di alcune norme specifiche che si vorrebbero introdurre – afferma la Cgil - val la pena segnalare che se il testo venisse approvato così com’è non sarebbe possibile realizzare nemmeno il progetto di riconversione previsto a Fiume Santo”. E’, appunto, soltanto un esempio ma la stessa situazione si verificherebbe anche negli altri poli industriali.Oltre a questo, anche in relazione alle aree minerarie all’interno del parco geominerario “andrebbe fatta chiarezza, perché anche in quei contesti è prioritario valutare le possibili progettualità stando attenti a non minare le opportunità di sviluppo in coerenza con tecnologie e processi innovativi”.
Inoltre, alcuni passaggi che riguardano i terreni agricoli, anche quelli non utilizzati, e il loro utilizzo, dovrebbero essere meglio definiti con l’obiettivo di promuovere e rilanciare lavocazione strategica di alcuni territori: “In particolare, appare riduttivo introdurre limiti che preservino soltanto alcune aree, con determinate caratteristiche produttive ad esempio, mentre altre resterebbero prive di protezione e, potenzialmente, esposte alle speculazioni”.
In conclusione, la Cgil ha fatto presente che nei prossimi giorni verranno approfonditi ulteriormente i risvolti che potrebbero caratterizzare singole parti del ddl per eventualmente proporre ulteriori osservazioni, proposte e correttivi che, questo l’auspicio del sindacato, potranno trovare spazio nella discussione in Aula.