In Sardegna

Cagliari, per Sa Die gli indipendentisti celebrano i martiri di Palabanda

Larco-di-Palabanda

CAGLIARI. Fu lì, all'ombra dell'arco di Palabanda, che nel 1812 i cagliaritani progettarono l'assalto a Castello, il quartiere dei dominatori Savoia. Ma la notizia trapelò, arrivando alle orecchie dell'avvocato del Fisco Raimondo Garau che allertò l'esercito. Tutti i partecipanti a quella che nei libri di storia (sarda) è definita la "congiura di Palabanda" vennero arrestati. 

Quest'anno, in occasione de Sa Die de sa Sardigna, il 28 aprile, l'Assemblea natzionale sarda e gli amministratori indipendentisti che fanno capo alla Corona de Logu hanno deciso di celebrare lì la festa della Sardegna. 

"Per molto tempo se ne è parlato in tono minore o addirittura con un’ombra di sospetto. Quella avvenuta a Palabanda, in una località all’epoca fuori Cagliari, è stata bollata a volte come “congiura”, altre come “sedizione”", si legge in una nota che preannuncia l'iniziativa, "Recenti studi hanno invece messo in luce come nel 1812 ancora ribollivano in tutta la Sardegna gli animi dei rivoluzionari angioyani, che non avevano certo messo in un cassetto il sogno di una Sardegna repubblicana e libera dal giogo di feudatari e piemontesi"

In effetti, il tentativo di rivolta di Palabanda fu l’ultimo atto di ribellione intrapreso dai Cagliaritani contro i Savoia e il loro regime oppressivo. Erano gli anni in cui la Corte regia era di stanza a Cagliari a causa delle guerre napoleoniche e la popolazione sarda era stremata dalle tasse per mantenere il fasto del re Vittorio Emanuele e di tutti i nobili.

«Ancora oggi si usa dire “famini de s’annu doxi” - spiega Andrea Laterza, presidente di Assemblea Natzionale Sarda - proprio in riferimento al peso insopportabile della crisi, che ricadeva interamente sulle spalle dei sardi». «Carestia, crisi economica ed epidemie – completa Maurizio Onnis, presidente di Corona de Logu – contribuirono a innescare la miccia di quell’ultima ribellione dei sardi contro il governo piemontese, che si inserì a pieno titolo nel processo rivoluzionario iniziato con la resistenza antifrancese a Quartu, la compilazione delle 5 domande e la cacciata dei funzionari regi il 28 aprile del 1794».

Che quella di Palabanda non fosse una mera congiura di palazzo lo rivela anche il fatto che «in quel luogo si ritrovarono con le armi in pugno popolani e intellettuali, professori universitari e conciatori di pelli, operai e dottori in giurisprudenza – chiarisce sempre Laterza –. Vale a dire, un insieme eterogeneo di persone di cultura e semplici cittadini, stanchi di subire “sa tirannia de sos piemontesos”».

Ecco spiegato il motivo per cui il prossimo 28 aprile, in occasione delle celebrazioni di Sa die de sa Sardigna, ufficialmente istituita dal Consiglio regionale della Sardegna con la Legge Regionale 14 settembre 1993, n. 44, l’associazione Assemblea Natzionale Sarda e l’insieme degli amministratori indipendentisti riuniti nella Corona de Logu ricorderanno i sardi sorpresi dalle guardie regie appena prima che la rivolta avesse inizio e trucidati davanti alla porta di Palabanda.

Le due associazioni, alle 11.30, in Corso Vittorio Emanuele a Cagliari, deporranno una corona di fiori davanti alla Porta di Palabanda, nel luogo dove oggi sorge una lapida a perenne memoria dei sardi che non si arresero alla restaurazione dell’assolutismo e Continuarono a progettare un futuro di libertà e sovranità.