In Sardegna

Più di 700 focolai di lingua blu in Sardegna: blocco della movimentazione

 

 

CAGLIARI. “Gli animali delle specie sensibili alla blue tongue potranno lasciare la Sardegna solo dopo l’esame della Pcr”. È quanto ha stabilito il ministero della Salute “in applicazione del principio di massima precauzione” visto il rapido diffondersi della blue tongue nell’Isola che ad oggi (lunedì 13 settembre) conta 723 focolai che interessano 234.993 capi, 20.431 dei quali presentano sintomi, mentre 1626 sono morti.

La Sardegna secondo quanto stabilito dal Ministero “al momento è singola entità epidemiologica a rischio per l’elevata circolazione virale” dunque le movimentazioni verso il continente saranno effettuate “fermo restando il divieto di movimentazione dalle aziende sede di focolaio, previo esito negativo alla PCR effettuata almeno 7 giorni dopo trattamento con insetto-repellente”. In questo modo si allarga fino al Nord Sardegna l’obbligo della movimentazione degli animali sensibili alla blue tongue previo esame sulla reazione a catena della polimerasi (PCR), che oltre ai disagi e alle difficoltà ovvie incide sulle tasche degli allevatori in quanto le analisi svolte dall’Istituto zooprofilattico, sono a loro carico ed hanno ha un costo di oltre 25 euro a capo.

L’esame del Pcr era già obbligatorio nel resto del territorio sardo (Cagliari, sud Sardegna, Oristano e Nuoro) in quanto soggetto a restrizione dopo il riscontro di un focolaio del sierotipo BTV3 della bluetongue nel sud Sardegna che ha fatto scattare prima la circoscrizione della “zona infetta” in un raggio di 20 km dal focolaio e successivamente estesa a “zona di sorveglianza” per un raggio di 150 km, in quanto si tratta in quel caso di un sierotipo (a differenza del 4 che adesso interessa la nuova ondata) per il quale non sono disponibili in commercio presidi immunizzanti.

“In questo modo si aggravano le perdite ed i problemi causati dalla blue tongue – sostiene il presidente di Coldiretti Sardegna Battista Cualbu – in quanto oltre che sui pastori adesso incide anche sugli allevatori di bovini del nord Sardegna che fino ad ora si erano salvati dal problema”. Inoltre evidenzia il presidente “senza entrare nel merito delle decisioni che rispettiamo, avremmo auspicato una più celere comunicazione e informazione agli allevatori visto che la decisione era presa da giorni e invece ne sono venuti a conoscenza questa mattina quando hanno dovuto riportare in stalla i vitelli venduti e pronti a partire per il continente”.

“Ci attiveremo anche per una richiesta di deroga alla Pcr per gli allevamenti del nord Sardegna ricadenti nelle zone in cui non è presente circolazione virale – anticipa il direttore di Coldiretti Nord Sardegna Ermanno Mazzetti - oltre anche a chiedere alla Regione un contributo per abbattere i costi delle analisi che adesso gravano sull’allevatore”.