CAGLIARI. "Due anni dalla protesta dei pastori ma problemi non risolti: gli industriali continuano a fare cartello, bisogna riprendere i tavoli regionali e ministeriali per creare regole". Così Gianuario Falchi, uno dei pastori più attivi nella protesta del latte, lancia un nuovo appello nel mese in cui, due anni fa, è cominciato tutto.
"Ci dà ancora tanta rabbia", scrive Falchi, "il fatto che i problemi che da sempre attanagliano il nostro comparto sono venuti a galla ma purtroppo non sono stati risolti. Gli industriali stanno continuando indisturbati a fare cartello, pagando in media a 0,85 € quando le quotazioni giustificherebbero il prezzo del latte sopra l'euro, così come stanno pagando le cooperative, promettono conguagli ma il tutto avviene in una giungla senza il contratto tipo che avrebbe dovuto sviluppare OILOS e dunque senza garanzie per gli allevatori che sono alla mercé dei trasformatori".
"Manca la griglia definitiva, anch'essa compito di OILOS", continua Falchi, "che avrebbe dovuto individuare un prezzo di riferimento del latte ancorato alla quotazione di tutti i formaggi, della ricotta e dei costi di produzione. La tanto criticata griglia approvata nei tavoli del prefetto a Sassari riguardava soltanto l’annata in corso, non è quella che noi avevamo proposto, ma è nata da una mediazione figlia dello stato di disordine che imperava nelle strade, serviva a consentire l'acconto di 0,74 € e poi non è stata neanche applicata per i conguagli".
"Insomma, il mercato del formaggio e i rapporti fra trasformatori e pastori sono sempre una giungla senza che vengano applicati i regolamenti che prevedono contratti tipo trasparenti, prova ne siano gli accertamenti da parte dell’antitrust su alcuni caseifici per presunte pratiche sleali a danno dei propri allevatori conferenti.
I pastori sardi sono consapevoli che quello del latte non può essere un prezzo imposto, pertanto chiedono che vengano ripresi i tavoli sia regionali che ministeriali per arrivare a creare le regole che ancora mancano, non possiamo accettare che con la scusa della pandemia tutto vada in dimenticatoio per poi ritrovarci tra qualche anno col latte pagato nuovamente a 0,60 € perché le aziende sarde, in questo momento, non sarebbero in grado di affrontare una seconda ondata di catastrofe economica".
"Ci sentiamo presi in giro", conclude Falchi, "sia dalla politica regionale ormai sprofondata in un silenzio assordante sul tema del latte sia dal ministero dell’agricoltura. La ministra Bellanova da buona ex sindacalista aveva preso impegni ben precisi che riguardavano tavoli permanenti sul tema del latte, ma di tutto ciò non c’è più traccia. Altro tema che la politica sta trascurando è quello dei tanti padri di famigli in attesa di processo per avere manifestato in quel periodo caldo avendo la solidarietà dell’allora ministro dell’interno per poi ritrovarsi citati in tribunale, processi che per il momento sono rinviati per via della pandemia".
E attacca l'assessore Murgia: "Come se tutto ciò non bastasse ci ritroviamo con un assessore all’agricoltura che si fa venire in mente la brillante idea di creare un nuovo ente pagatore non ancora in grado di espletare le pratiche e chissà quando vedremo i nostri premi arrivare con la normale tempistica, per non parlare del fatto che ci dobbiamo accollare anche le conseguenze della disputa delle beghe e ricorsi per l’assunzione degli ex dipendenti dell’ARAS, che rischiano di mettere a serio rischio la certificazione del nostro latte con le derivanti conseguenze sia per la commercializzazione dei formaggi che per l’erogazione dei premi. Siamo sconsolati ma non ci arrendiamo, difenderemo fino in fondo il futuro delle nostre aziende e dell’intero indotto, onoreremo fino in fondo la nostra dignità".
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