CAGLIARI. "Le scrivo per esprimere, a nome di decine di famiglie che abitano in Piazza Santo Sepolcro e nelle vie circostanti, il nostro profondo disappunto e il nostro dolore nel vedere la piazza della Chiesa più importante del quartiere Marina trasformata in un bivacco per commensali rumorosi, e quale campo più o meno aperto per la circolazione di alcol e di droghe". Inizia così la lettera inviata dal presidente del Comitato Rumore no grazie, Enrico Marras, al prete della chiesa di San Sepolcro, don Marco Lai, e all'arcivescovo di Cagliari Baturi. La richiesta è una: quella di "revocare la concessione (della piazza) ad un uso non compatibile con la sacralità del luogo". E di farlo "per il rispetto che si deve al diritto alla salute e alla vita di tante persone costrette di notte a vivere nel tormento e nell’insonnia".
Nella lettera si legge che "nella zona sono sempre più numerose le persone che soffrono e che sono costrette a imbottirsi di pericolosi farmaci per poter dormire. A soffrire di più sono soprattutto i bambini, i malati, le persone anziane, i lavoratori che si alzano presto la mattina, le donne in gravidanza".
"L’area della Chiesa - continua il comitato - è stata sottoposta su richiesta del Prefetto Giuffrida ad un monitoraggio acustico di ben tre mila ore che ha accertato che l’area è gravemente inquinata al punto tale che già dal 2014 si è reso obbligatorio il Risanamento acustico della zona. Risanamento che si può ottenere solo con la rimozione dei tavoli per strada dove chiassosi commensali si trattengono sino all’alba, giustificando la presenza dei “circolanti”. Non solo l’area è stata dichiarata in criticità acustica dall’ARPAS-Regione Sardegna ma nel 2016 la stessa Regione ha riconosciuto che la stessa area si trova in stato di “emergenza sanitaria”, stanti livelli di rumore notturno certificati persino superiori a quelli massimi ammessi nelle aree industriali di giorno".