BUDDUSÒ. "L'accesso agli studi medici è stato completamente stravolto. Attraverso una telefonata dobbiamo accertare la necessità della visita e, soprattutto, valutare attentamente il quadro clinico per individuare eventuali casi sospetti. Niente è facile in medicina, ma tutto diventa più difficile al telefono".
Salvatore Marrone è medico di medicina generale a Buddusò da quasi 40 anni. Racconta come la sua vita, la sua professione, assieme a quella dei medici di famiglia di tutta Italia, sia stata sconvolta dal coronavirus. Spesso sono loro ad avere a che fare con pazienti che chiamano perché pensano di essere stati contagiati. E a volte capita che lo siano. "Per il momento", racconta Marrone alla Voce del Logudoro, "a me non è successo. In collaborazione con l'Ats, nella fase iniziale dell'epidemia, assieme alla Sanità pubblica della Assl territoriale, ho gestito vari soggetti in isolamento domiciliare".
Ma, comunque, le precauzioni sono da adottare sempre, perché il virus è infido. E gli ambulatori di paese, come dimostrato dal caso di Aritzo, possono diventare porte del contagio. I medici di famiglia si sentono tutelati? Marrone è lucido nell'analisi: "Nessun sistema sanitario al mondo era pronto ad affrontare una pandemia di questa virulenza", spiega, "Nella fase iniziale è certamente mancato un piano di coordinamento e, soprattutto, sono mancati i presidi di protezione individuale e questo spiega, assieme al ritardo delle prime diagnosi, l'alto numero di morti e contagi tra i medici di base. La paura c'è, ma va sempre superata con razionalità e attenzione".
Marrone dà anche il suo consiglio per affrontare al meglio l'emergenza: "Il distanziamento sociale è l'unica arma, forse sarebbe stato necessario essere rigorosi nelle misure qualche settimana prima".