CAGLIARI. La storica rivista di cultura poetica Erbafoglio (www.erbafoglio.it) presenta il suo nuovo numero 29, fresco di stampa, al Caffè Savoia, mercoledì 30 ottobre alle ore 19.
Una serata/evento, con reading poetici, letture e musica nello stile delle presentazioni di Erbafoglio, nella quale interverranno i redattori e alcuni fra gli autori presenti nel numero: Antonello Zanda, Alberto Lecca, Arnaldo Pontis, Roberto Belli, Annachiara Atzei, Alessio Liberati, Maria Oppo, Fabrizio Raccis e altri.
Questo numero 29 dedicato all'evento "Macchine" rappresenta un lungo viaggio tra poesia, letteratura e immagini che si snoda attraverso 136 pagine di testi scritti da molti autori. Saggi dedicati alle macchine di Arnaldo Pontis, Roberto Serra, Sandro Battisti e Carmine Mangone, le "Poesie Visive" di Alessio Liberati, i testi poetici di 17 autori: Antonello Zanda, Serge Pey & Chiara Mulas, Alberto Lecca, Maria Oppo, Roberto Belli, Arnaldo Pontis, Annachiara Atzei, Ma Xu, Fabrizio Raccis, Sara Lepori, Michele Licheri, Alessandra Fanti, Stefania Lai, Alessio Baldussu, Gabriele Attene, Giulia Patta, Marta Vespa. L'evento "in Prosa”, diretto da Mauro Tetti, con racconti di Claudio Bello, Simonetta Spissu e Ignazio Caruso. E ancora: un articolo di Michela Calledda sulla “Poesia della resistenza” di Manlio Massole; le "Scaffalature Sonore" sul musicista sassarese recentemente scomparso Gavinuccio Canu e a cura dell’Associazione a lui intitolata; i ritratti inediti dedicati ad artisti e poeti dimenticati come Antonio Sini, scritto da Antonello Zanda, e un ricordo di Tonino Casula restituito da Angelo e Alessio Liberati.
Una rivista ricca di immagini e grafica con le splendide foto di Archeologia Industriale di Fabrizio Tedde dedicate a macchine e luoghi minerari abbandonati del Sulcis; i frame proposti dall'associazione "L’Ambulante" che anche in questo numero collabora con il suo archivio storico di "Homeless Movies” e con l'inedito Fotoromanzo d’Archivio di Giulia Camba, curato da Margherita Pisano; il fumetto poetico di Giacomo Pitzalis, Matteo Porcu e Laura Vacca. E infine Il Punto critico delle recensioni curate da Annachiara Atzei, Fabrizio Raccis, Arnaldo Pontis e Antonello Zanda.
Uno spazio specifico è ritagliato per un percorso che va dalle intelligenze artificiali alla morte e alla rinascita digitale della parola scritta, dal pennello al computer, dalla ex-machina primordiale, il monolite con le note straussiane del film “2001 Odissea nello spazio” di Stanley Kubrick fino alle Neo Macchine digitali del prossimo futuro, macchine sociali dall'identità multipla e collettiva.
L'editoriale del direttore Antonello Zanda ben descrive il tema/evento portante di questo numero 29:
"Macchine. Pensavamo che un numero a cui assegniamo il compito di restituirci l'idea di 'macchina' dovesse ancorarsi alla storia della meccanica, al suo processo rizomatico di ingranaggi che tessono labirinti metallici ed elettrici, di carne e circuiti (chi ha visto il film Tetsuo - The Iron Man di Shin'ya Tsukamoto, 1992?). E invece la dimensione entra subito e con grande dimestichezza nella meccanica della scrittura, nel dominio di un'intelligenza che ci appare come un deus ex machina che tiene i fili dell'amore. La creatura che nasce da questo parto poetico si sottrae con grande facilità ai rischi della mitopoiesi: la techné non è cristallizzata in un totemico Simulacro che nasconde il niente, anche se rimanda, allude e ipostatizza - come fece il Fascismo - a Verità di cartapesta. Il set di Cabiria era funzionale solo alla macchina cinema, destinato al macero o al tritacarne revisionista che macina luoghi comuni e scomunicati come "si stava meglio quando si stava peggio".
Lontana da quella violenza è la poesia, che se è poesia è segno di massima libertà espressiva e quindi è sempre poesia antifascista. Altri i processi poetici che viviamo al volante delle parole, guidati da percorsi tra cieli aperti e profondità inesplorate. La macchina è un primo passaggio che comunque fa protagoniste le dita, ultimo terminale di un treno tecnico che a seguire chiede altri numeri binari su cui correre. In questo scenario dove balugina la poesia? La ritroviamo (forse?) alla fine dello sciopero generale della poesia, come una fenice che rinasce dalle proprie ceneri con un urlo d’alba notturna, spuma che stride sulla carta di mamma cellulosa se l’unghia si fa punta di penna. A vederci il lato ludico-ironico del meccanismo possiamo pensare che moltiplicando l’IA, si rievochi il silenzio archetipico di un Au hasard Balthazar (Robert Bresson, 1966), ma sappiamo che questa presenza ingombra. Perché è proprio l'IA il lato invisibile che affiora in questo numero 29 di Erbafoglio, come una sorta di spazio limite ancora da comprendere in tutto il suo fuori quadro. Il "benvenuto" alle macchine ci mostra uno sviluppo quasi inarrestabile e senza controllo esterno, dalla mitologia industriale e fordista, passando per la mistica femmina e via via astraendo e rarefacendosi oltre il digitale, fino alle dimensioni oniriche delle neomacchine. Esse ci guardano come occhi nei muri, trasformando le relazioni umane in un grande movimento di merci e orizzonti inumani, che oggi disperdiamo in una pulviscolare e inorganica nube molecolare di like, che fanno al posto nostro perché non siamo al posto loro. Allora restano le domande calviniane intorno a questo rapporto osmotico tra uomo e macchina sullo sfondo della creatività poetica e letteraria, che pone domande – molte ancora da formulare – su questa intrigante e intricata matassa speculativa, e produce risposte che sono nuovi punti interrogativi. Allora verrebbe da chiedersi: in questo affollamento neuronale che produce un grande rumore di fondo, come dar voce alle parole rinchiuse in silenzio?".