Culture

Al Vicoletto di Cagliari la presentazione della rivista Erbafoglio numero 28 "Homeless"

 erbafolgio

CAGLIARI. Sabato 27 aprile alle 19.30 si terrà al Vicoletto di Cagliari si terrà la presentazione della rivista Erbafoglio numero 28 "Homeless" con Reading, Music & Screening.

Le letture sono a cura di Fabrizio Raccis, Annachiara Atzei, Valeria Sanna, Edoardo Mantega, Stefania Marongiu, Alessio Liberati, Antonello Zanda, Arnaldo Pontis, Roberto Belli e Leo Luceri. I filmati a cura dell’associazione L’ambulante. Gli interventi di Gaetano Crivaro, Margherita Pisano e Mauro Tetti.

In questo numero:

24 i poeti, sardi e non sardi che hanno contribuito alla costruzione dell’evento Homeless. Sono: Aldo Epicuro, Laura Stochino, Cataldo Dino Meo, Michele Licheri, Stefania Lai, Annachiara Atzei, Giulia Patta, Leo Luceri, Rachid Faggioli, Sandro Sardella, Ilaria Palomba, Antonello Zanda, Mario Pischedda, Arnaldo Pontis, Red Pepper Brown (RPB), Simona Carboni, Valeria Sanna, Paolo Battista, Roberto Belli, Stefano Giaccone, Giovanni Fancello, Marco Cinque, Alberto Lecca, Alessio Liberati. La rubrica “Evento collaterale” ospitata due contributi di Carmine Mangone e Fabrizio Raccis. Sono 3 gli autori (Edoardo Mantega, Maria Teresa Rovitto, Stefania Marongiu), che grazie alla collaborazione di Mauro Tetti, hanno scritto 3 brevi racconti per lo spazio “Evento in prosa”. Centrale è lo spazio dedicato al poeta tuareg Hawad, personalità di spicco della poesia africana. La rubrica “Vox Populi”, dedicata ai poeti palestinesi, nativi americani e appartenenti ai popoli rom e sinti, è stata curata da Wasim Dahmash, Santino Spinelli e Marco Cinque. Lo spazio del fumetto poetico è stato curato da Giacomo Pitzalis, Luigi Porceddu, e Laura Vacca. Il fotoromanzo d’archivio, una invenzione di questo numero, è firmato dal regista Matteo Incollu. Lo spazio delle recensioni, Punto critico, è stato curato da Roberto Serra, Fabrizio Raccis e Antonello Zanda.

Dall’Editoriale:

Questo numero della nostra rivista Erbafoglio, il n. 28, Homeless, nasce dall’’incontro della redazione con il progetto omonimo del gruppo L’Ambulante. Quel progetto si è intrecciato con il nostro lavoro editoriale e ha subito prodotto sostanziali novità. Avevamo fin qui limitato il nostro impegno sul versante essenzialmente poetico, proponendo comunque testi che pur rinunciando al verso, all’andare a capo, procedevano sulla stessa riga, ma con un ritmo che restituiva, soprattutto nella lettura, una metrica di accenti e a capo. In quel contesto la narrativa breve era esclusa. Il progetto de L’Ambulante invece è incentrato anche sulla scrittura di racconti e non è stato difficile per noi accogliere brani di narrativa breve. Il secondo elemento di novità va cercato nella relazione tra evento e poeta. In questo numero avevamo come punto di riferimento non solo un’area semantica di significati molteplici legati alla parola “Homeless”, ma avevamo anche i frame e le immagini “orfane” del cinema di famiglia dell’Archivio Homeless, come punti di riferimento della nostra ricerca poetica, della nostra scrittura, della nostra creatività.

Le immagini orfane che troviamo nel contesto del mondo cinematografico e fotografico, cioè le immagini che non sono collegabili a un autore, a un proprietario, a un soggetto identificabile all’interno dell’inquadratura, dei frame, sono immagini che hanno un qualcosa di “astratto”, perché hanno perso qualunque elemento di riconoscibilità legato al mondo umano. Non conoscere il nome dell’autore, di chi ha realizzato l’immagine, non riconoscere “chi è ritratto” o si nasconde dietro la cinepresa o la macchina fotografica, mette le immagini in una particolare condizione essenziale. Ancora di più lo sono se non è riconoscibile nemmeno il paesaggio, non consentendo di collocare geograficamente le immagini e ipotizzare un campo ristretto di ricerca per l’identificazione dei soggetti. In un certo senso sono da considerare “homeless” anche queste immagini che pur avendo una identità non l’hanno per noi, e sono sperdute, spaesate. Esse hanno bisogno, anzi sono predisposte, sensibili, a nuove “case”, nuovi sensi, cercano nel loro transitare anonimo una nuova linfa vitale che trasformi il loro carattere astratto in una significanza concreta.

Dal contesto collaborativo e creativo con L’Ambulante nasce anche l’idea del “Fotoromanzo d’Archivio”. Durante una delle riunioni preparatorie per costruire i contenuti di questo numero, nei classici brainstorming che caratterizzano le riunioni di redazione, allargata per l’occasione a L’Ambulante, è spuntata fuori l’idea di adattare i frame del cosiddetto “cinema di famiglia” - immagini che nascono in un contesto amatoriale e privato per raccontare la quoti­dianità famigliare - a una nuova storia, utilizzando il format classico del fotoromanzo. Per cui in questo numero compare il primo fotoromanzo d’archivio e siamo particolarmente felici di dare il battesimo poetico-visivo a questa idea.

L’ultimo elemento di novità è nella rubrica “Vox Populi”, pensata questa volta in stretta relazione con l’evento. Estendendo ai popoli la condizione di homelessness, abbiamo ritenuto che i palestinesi, i nativi americani e i popoli rom e sinti, per le loro storie di sottrazione di terra e identità, per le storie di emarginazione e di repressione, potessero raccontare storie poetiche significative. Dobbiamo queste pagine alla collaborazione preziosa di Wasim Dahmash, Santino Spinelli e Marco Cinque.

Al poeta tuareg Hawad la rivista ha voluto riservare uno spazio speciale. Artista e poeta nomade ed homeless al tempo stesso, Hawad è cittadino del mondo e ha elaborato una stile di scrittura originale e molto particolare che facciamo conoscere in questo numero.