"Vorrei subito dire due cose, che sono anche delle notizie".
Prego.
"Ad agosto, senza quasi nemmeno essere partiti, faremo una sorpresa legata ai Giganti a tutti coloro che sbarcheranno in Sardegna. Niente dettagli, perché stiamo definendo, ma si tratta di comunicazione".
E la seconda?
"Il 2022 deve essere l'anno della musealizzazione a cielo aperto dell'area archeologica di Mont'e Prama. Con la messa in sicurezza, la perimetrazione e la creazione di un percorso che la renda fruibile. E con l'installazione di cartelli nella zona, per far raggiungere gli scavi: è l'unico sito in Italia, di questa rilevanza, non visitabile. Partiremo quando saranno conclusi gli espropri".
Solo che lì accanto, di recente, qualcuno è riuscito indisturbato a impiantare una vigna...
"Sarà espropriato anche quel terreno: è successo perché prima non si sapeva chi dovesse bloccare l'operazione. Ora si sa".
E la competenza adesso è della Fondazione Mont'e Prama. Al battesimo, il primo luglio a Cabras, c'erano il ministro della Cultura Dario Franceschini, il presidente della Regione Christian Solinas, il sindaco Andrea Abis. E lui, il presidente dell'ente, fresco di nomia: Anthony Muroni, giornalista, già direttore de L'Unione Sarda, ora con un incarico a Roma: responsabile della comunicazione della commissione per la Biblioteca del Senato. Risponde al telefono da Selinunte, il più grande parco archeologico d’Europa, in Sicilia. "Sono qui a mie spese, per studiare", precisa subito.
Muroni, a cosa serve questa Fondazione?
"Deve riassumere su di sé quello che finora era diviso tra ministero, Regione e Comune di Cabras. Deve occuparsi della tutela dei siti. E cioè area scavi, museo dei Giganti, Tharros e ipogeo di San Salvatore. E deve portare avanti tutte le azioni di valorizzazione, che avranno la Fondazione come stazione appaltante unica. Saranno messi in campo importanti progetti di comunicazione. Noi abbiamo il compito di dare gli indirizzi, come da statuto. Della parte operativa si occuperà il direttore, che verrà scelto entro la fine dell'anno attraverso un bando internazionale".
Di potenziale inespresso dei Giganti di Mont'e Prama, in termini diricadute economiche, turistiche e culturali, si parla ormai da qualche lustro. Che situazione trovate al vostro insediamento?
"Ecco, un'altra cosa la voglio sottolineare".
Prego, di nuovo...
"Il Comune di Cabras, con i mezzi che ha avuto finora a disposizione, sul museo ha lavorato benissimo. Per questo era importante che avesse un ruolo nella Fondazione: è sbagliato pensare che un piccolo paese non possa portare avanti iniziative importanti. Inoltre la cooperativa e la direttrice del museo, Carla Del Vais, saranno soggetti coinvolti a pieno titolo in tutti i progetti che porteremo avanti".
Se la Fondazione può avere un ruolo così importante nella valorizzazione di statue che potrebbero riscrivere la storia del Mediterraneo, perché ci sono voluti così tanti anni per farla nascere?
"Era stata pensata sette anni fa: il ministro era sempre Franceschini. È la natura stessa dell'ente a rendere difficile trovare gli equilibri. Allora a Roma governava il Pd, alla Regione c'era Pigliaru, ma il sindaco di Cabras era di centrodestra. E forse temeva che il Comune venisse marginalizzato, con uno strapotere del ministero. Anzi, credo che la diffidenza fosse reciproca e generalizzata tra gli attori in campo. A lungo non si è trovato un accordo che accontentasse tutti".
Poi cosa è successo?
"Due anni fa il sindaco ha chiesto aiuto ai parlamentari sardi per sbloccare la situazione. Il senatore Gianni Marilotti, con il quale collaboro a Roma, si è posto nel ruolo di mediatore, ha attivato la sottosegretaria Orrico, che si interessò della questione. All’incontro partecipai anche io. Ci fu anche una visita al museo. Da allora è iniziata un'attività di ricerca del dialogo, nel tentativo di trovare un equilibrio tra le parti: sono iniziate le interlocuzioni che hanno portato alla scrittura del nuovo statuto, con il Comune che, grazie alle capacità del sindaco, ha visto riconosciuto il suo peso. Ed è stato bravo anche il presidente Solinas, che ha ribadito il ruolo primario della Regione. Parlo dei risultati raggiunti e che ho potuto vedere, perché io dopo la prima fase di impulso non me ne sono più occupato".
Però poi è arrivata la nomina a presidente. Chi ha fatto il suo nome?
"Questo bisogna chiederlo a loro".
Loro chi?
"Intendiamoci: io sono stato chiamato dal ministro due giorni prima del primo luglio, quando è stato firmato il documento che ha fatto nascere la Fondazione. Franceschini mi ha detto che lo stallo era stato superato e che considerava valide le mie competenze. Forse ha saputo anche della mia attività di mediazione. Comunque, il giorno avevo capito che forse ci sarebbe stato un posto per me, ma solo alla fine mi ha detto che sarei stato il presidente".
Dopo che è stato ufficializzato l'incarico si sono sollevate delle critiche. Il collega giornalista Vito Biolchini c'è andato giù duro. Ha scritto che i posti in Sardegna si accaparrano più grazie alle conoscenze (personali) che alla conoscenza della materia...
"Non ho letto le polemiche".
Non ci credo.
"Per statuto i nominati nella Fondazione non percepiscono compenso. Lavoriamo tutti a titolo gratuito. So che si è parlato di "ragioni inconfessabili" o di lottizzazione dietro la mia nomina. Ma di che parliamo? Se così fosse avrei aspirato a entrare in un Cda da 120mila euro all'anno, no? C'è libertà di dire se io ho le competenze o no per ricoprire l'incarico, e posso piacere o non piacere. Il mio compito è quello di valorizzare i Giganti. Credo di poterlo fare e di avere alle spalle importanti esperienze".
Oltre che di quello della politica, si è parlato anche di intervento della massoneria...
"Se è davvero così potente, che a quanto pare mette bocca su tutto, qualcuno della massoneria contatti la Fondazione, magari per fare una donazione da 200mila euro. Ci farebbero comodo" (Ride).
A proposito: su quanti soldi può contare la Fondazione?
"C'è un finanziamento iniziale di Regione e ministero di 350mila euro. Poi ogni anno ne avremo a disposizione 850mila. Ci sarà da pagare il personale, il direttore farà una pianta organica, bisogna garantire le spese della coop. I fondi non basteranno: sempre il direttore dovrà realizzare la progettazione per partecipare a bandi europei. E chiederemo contributi specifici a Parlamento e Regione su interventi singoli. A partire dalla perimetrazione degli scavi, che inizierà il prima possibile".
Torniamo alle nomine. Con lei lavorerà anche Paolo Fresu. I critici dicono che di archeologia non capisca nulla. Ma che sia organico al Pd del ministro...
"Credo sia una polemica sul nulla. Anche Fresu lavorerà gratis. Chi glielo fa fare? Immagino che un artista di fama internazionale come lui possa permettersi di chiedere di parlare dei Giganti su palchi importanti in tutto il mondo, in vari contesti, usando i suoi contatti e le sue relazioni. Sono convinto che il suo sia un ruolo importante".
Il giorno del battesimo della Fondazione ha parlato con Solinas?
"Sì, crede molto nel progetto e ha garantito tutto il sostegno possibile da parte della Regione".
Quel giorno dove hanno pranzato il presidente e il ministro?
"Io ero al pranzo ufficiale, loro non hanno partecipato. Non so dove fossero".
Quanto valgono i Giganti?
"Prima del Covid tutto il sistema, Tharros compreso, portava 160mila biglietti staccati all'anno. Sono convinto che sia un dato enormemente sottostimato. I Giganti di Mont'e Prama sono un tesoro per tutta la Sardegna, non solo per Cabras. Ma sia chiaro: messe in campo le azioni che abbiamo in mente, non avremo 500mila presenze l'anno dopo. Dobbiamo affrontare un lavoro lungo, che darà i suoi frutti col tempo. E so che con Patrizia Olivo, segretaria regionale del ministero, e gli altri due rappresentanti di Cabras all'interno del Cda, Graziella Pinna e Efisio Trincas, conoscitori del territorio, potremo lavorare bene".
Delle azioni più immediate ha parlato. In concreto, sul lungo termine, cosa vuole fare?
"Le statue sono già in tour, tra Berlino, Salonicco, San Pietroburgo e Napoli. Nel 2022 dobbiamo cercare di attrarre il mercato statunitense e quello orientale, soprattutto cinese. Esporteremo la fama dei Giganti e li faremo conoscere in tutto il mondo".
P.s. L'autore dell'intervista e l'intervistato si conoscono, sono colleghi. L'uso del "lei" è una pura formalità.
- E.F.