CAGLIARI. Un grande studio/casa dove ospitare gli artisti in un periodo di difficoltà come questo dovuto al Covid 19. È la missione del Centro comunale d'arte e cultura Il Ghetto di Cagliari che da sabato 27 e fino al 18 ottobre avrà luogo il progetto "A place for art. Studi d'artista al Ghetto". L'iniziativa curata dagli storici dell'arte Simona Campus e Efisio Carbone per il Consorzio Camù fa parte della programmazione dell'Assessorato alla Cultura del Comune di Cagliari.
“A place for art. Studi d'artista al Ghetto", hanno spiegato i due curatori "muove dalla necessità di affrontare in maniera positiva e concreta le difficili circostanze determinatesi - anche nel sistema dell'arte - in seguito all’emergenza pandemica covid-19, creando un'occasione inedita per supportare gli artisti operanti nel territorio e contribuendo, allo stesso tempo, al processo di ricostruzione di una nuova socialità. Oggi più che mai, infatti, l'arte e la cultura non possono e non devono diventare marginali, ma al contrario assumere un ruolo centrale per la definizione di nuovi paradigmi e per l'attivazione di nuove relazioni, a partire dal tessuto sociale cittadino: per ricucire, insomma, le connessioni e rigenerare il senso di appartenenza alla comunità”.
Ogni mese il Ghetto ospiterà in residenza tre artisti diversi che ricreeranno il proprio atelier e lo renderanno accessibile: sarà possibile dialogare con loro durante le presentazioni delle opere precedentemente realizzate o vederli in azione per la realizzazione di nuove creazioni. Tutto sarà svolto in totale sicurezza per rendere il viaggio all'interno della realtà creativa un'esperienza unica ed esclusiva. Per tutta la durata del progetto, inoltre, le riflessioni proposte, la conoscenza degli artisti e del loro lavoro vengono affrontati e approfonditi attraverso incontri, talk e altre iniziative, affidate a dirette streaming e altri strumenti di comunicazione online.
Da sabato 27 al 26 luglio, il primo terzetto vede confrontarsi e dialogare la pittura informale di Simone Dulcis, sempre drammatica e passionale, con l’intimità del linguaggio simbolico e rarefatto di Lea Gramsdorff; al surreale e onirico volge l’impianto compositivo di Francesca Randi, che restituirà una documentazione originale coinvolgendo il pubblico nel suo progetto.
Sullo studio d’artista che il progetto intende riflettere, richiamandone l’importanza in quanto dispositivo fitto di significati, per le implicazioni che dall’ambiente fisico si estendono ad un ambito profondamente simbolico, di grande interesse per il nostro presente: "Spazio di vita e di creazione, archivio denso di materie e di pensiero", come scrive Stefania Zuliani, "che sia ordinato o disordinatissimo, che sia bottega o factory, alcova o letterario salotto, immacolato ufficio o caotica officina di immagini e fallimenti, mansarda, piazza o scrivania", lo studio riflette in maniera ineludibile le condizioni della produzione artistica e la rete di rapporti che la sottendono, rivelandosi come spazio liminale tra il singolo e la collettività, tra privato e pubblico. Per questo, nei processi di riqualificazione e rigenerazione urbana gli studi d’artista hanno dimostrato di rivestire un ruolo strategico determinante, favorendo la partecipazione comunitaria. Sempre più i vuoti delle città in espansione (stabili abbandonati, ex fabbriche) sono colmati dalla presenza degli artisti, capaci di interpretare, rileggere, comunicare i cambiamenti in atto. Gli studi d’artista, insomma, favoriscono lo sviluppo di città dinamiche e policentriche.
Porte aperte al pubblico quindi dal martedì alla domenica dalle 10 alle 13 e dalle 17 alle 21 con la possibilità di incontrare gli artisti all'opera tutti i giorni di apertura al pubblico dalle 18 alle 21. L'ingresso alle mostre è consentito ad un massimo di 15 visitatori ogni ora e potrebbe essere necessario attendere all'esterno. È preferibile prenotare prima i biglietti chiamando lo 070 6670190 o scrivendo a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..
- Silvia Cristofalo