CAGLIARI. Dieci anni di creatività, passione, innovazione nell’ampio scenario del design contemporaneo, con uno sguardo particolare verso il territorio e alle sue tradizioni. La sede sarda dell’Istituto Europeo di Design ha festeggiato il suo importante traguardo con una serata dal titolo “Verso il futuro. 10 anni di Ied Cagliari” nella sua storica sede di Villa Satta, una degli edifici più belli della città incastonata nel suo giardino ricco e rigoglioso di specie rare.
La serata è stata presentata dalla direttrice dell’istituto Monica Scano e hanno partecipato i suoi predecessori. Particolare commozione per la proiezione della video intervista a Francesco Morelli, fondatore e presidente della prima sede in Italia dello IED a Milano, scomparso nel 2017. “Vedo il futuro molto positivo e pieno di passione, quella dei nostri studenti di ieri, di oggi e di domani”, commenta Monica Scano, “siamo molto felici di festeggiare i nostri primi dieci anni. Nella nostra scuola abbiamo avuto grandi personalità nel mondo della fotografia, della comunicazione e anche del product design e tante ne avremo nel futuro”.
Tra i protagonisti della serata insieme alla band Hip Hoppes - formazione cagliaritana proveniente dal Conservatorio Musica Giovanni Luigi da Palestrina che hanno proposto un live tra jazz, hip-hop e black music - Manu Invisible, street artist sardo che con una live performance artistica ha realizzato con spray e pennelli, suoi classici strumenti, una nuova opera dedicata all’evento. La nuova creazione resterà alla scuola ad accogliere il pubblico all’ingresso. “La parola futuro è scavata nel legno”, spiega l’artista, “alcune parole scelte nel mio percorso artistico sono molto semplici, altre desuete. Rappresentate su delle pareti a scorrimento veloce hanno la funzione di rientrare in circolo nella società. Questa volta la parola futuro è una parola che nella nostra società è molto usata e ha diverse connotazioni tra cui quella positivistica: è una parola fortemente legata ai giovani e così si pensa a un futuro migliore del previsto. Ho scelto di accostarla al legno e mi piaceva dall’inizio l’idea di rappresentare la parola futuro secondo il vuoto, perché la parola è come se fosse bucata in un contenitore che potesse contenerla, assumendo così una consistenza immateriale”.