CAGLIARI. Il più pericoloso gruppo criminale operante al momento in Sardegna. Non usa mezzi termini il colonnello Luca Mennitti, comandante provinciale dei carabinieri di Cagliari, nel definire l’organizzazione sgominata in mattinata dai militari di tutta l’isola, con ben quindici fermi in tutta l’isola per traffico di droga emessi dall’Antimafia di Cagliari nell’operazione chiamata “Ichnos”, indagine gestita dalla compagnia di Carbonia, guidata dal capitano Lucia Dilio.
Da settembre a oggi l’organizzazione avrebbe acquistato 85 chili di cocaina ed eroina (di cui 16 recuperati dai militari) pagati circa 3 milioni e 200 mila euro a trafficanti riconducibili alla ‘Ndrangheta e alla criminalità albanese. Due i capi del gruppo, che si erano spartiti la Sardegna, dividendola a metà: al sud operava, da Sestu, la banda di Sandro Arzu, allevatore di 49 anni di Arzana, insieme ai fratelli Luca (43 anni), Italo (51), Roberto (50), al cugino Andrea Ferreli (40) e a Leonardo Saba, già arrestato a novembre. Al nord era Alessandro Ghisu, trentenne di Ghilarza ma residente a Thiesi, il leader che coordinava il traffico tra le varie province, sfruttando corrieri e collaboratori come Giovanni Piu (33 anni), Sebastiano Nuvoli (32), Pietro Fadda (31) e Alessandro Tedde (31). Fermati anche Bruno Fanni (60 anni), Graziano Obinu (32), Vincenzo Piras (32 anni), Salvatore Muntone (33) di Nuoro e Luca Zedda (27).
La droga sequestrata di recente al porto di Olbia
La droga arrivava in Sardegna via mare, con il porto di Olbia come principale snodo dello smistamento. Da lì veniva ridistribuita nell’isola, con i due gruppi che si occupavano poi di custodirla. In totale l’operazione ha portato a quattro sequestri di droga, con 32 episodi di scambio dimostrati grazie alle varie attività investigative. L’ultimo, lo scorso 10 febbraio, con l’arresto del corriere Renato Antonietti, pensionato di Varese, fermato al porto di Olbia con oltre cinque chili di cocaina. L’esperienza criminale dei vari membri dell’organizzazione permetteva loro di essere particolarmente irraggiungibili, sia dal punto di vista dei luoghi dove veniva custodita la droga (come ovili), sia sulle tracce lasciate. Venivano spesso cambiate auto e schede telefoniche intestate a prestanome, mentre nelle telefonate non si chiamavano mai per nome, ma con nomignoli: Roberto Arzu era “il gobbo”, Italo Arzu era “Achille”, Andrea Ferreli “il pittore” e Leonardo Saba “l’autista”.