CAGLIARI. Centinaia di migliaia di euro estorti a sacerdoti sardi, truffati e minacciati da un gruppo criminale che si spacciava per un’azienda di restauro. È quanto hanno scoperto i carabinieri per la tutela del patrimonio culturale di Cagliari che, questa mattina, ha arrestato 8 persone: tre in carcere, due ai domiciliari e altri tre obblighi di dimora. Due di loro erano stati fermati in pieno lockdown dai carabinieri di Cuglieri. Avevano motivato la loro uscita per lavoro. In realtà stavano andando a riscuotere soldi da una suora.
L’indagine “Res Ecclesia” è partita nel 2017 da una serie di segnalazioni e denunce delle vittime, i preti truffati, soprattutto anziani e residenti nei piccoli centri dell’Isola. Cabras era l’epicentro della banda criminale, composta da 13 persone di etnia Rom, ma cittadini italiani, appartenenti a cinque famiglie.
Il modus operandi? Si presentavano dai sacerdoti spacciandosi per esperti restauratori, per truffarli ed estorcere loro denaro. Proponevano restauri di oggetti sacri a prezzi vantaggiosi, conquistando la fiducia dei preti, anche con false fatture. Dalla truffa passavano poi all’estorsione: al momento della restituzione del bene restaurato, i malfattori usavano pseudo-giustificazioni chiedendo altri soldi. Di fronte ai no dei sacerdoti scattavano le minacce.
Dal 2015, secondo gli investigatori coordinati dal maggiore Paolo Montorsi, si sarebbero verificati più di cento episodi. I beni culturali ecclesiastici, ora sequestrati e restituiti alle chiese, venivano sempre danneggiati: calici, candelabri, crocifissi anche del 1300. Con i soldi estorti facevano una vita di lusso, nonostante risultassero nullatenenti: affittavano case in Costa Smeralda, facevano vacanze e frequentavano assiduamente ristoranti e locali. È stato scoperto dall’Inps che quattro di loro percepivano anche il reddito di cittadinanza.
A capo della banda tre uomini, ora in carcere, che, quando hanno intuito che alcuni preti avevano sporto denuncia, in 48 ore sono fuggiti con la famiglia dalla Sardegna in Friuli, poi si sono spostati in altre province d’Italia, dove sono stati arrestati.