ABBASANTA. Giuseppe Luigi Cucca lascia la segreteria del partito democratico in Sardegna: "Non basta la volontà del singolo per tenere unito il Pd: di fronte alla impossibilità di dialogo costruttivo non resta che dare uno scossone", ha spiegato ad Abbastanta nell'illustrare le sue dimissioni, il giorno dopo le elezioni amministrative. Ecco il suo intervento integrale.
“Lascio la guida del PD regionale con la consapevolezza di aver sempre lavorato per il bene del partito e degli elettori, cercando di tenere insieme le diverse sensibilità nel rispetto di ciascuna e in coerenza con il progetto unitario che ha ispirato il mio mandato. E' stato un onore guidare questo partito, e ringrazio tutti coloro che mi hanno sostenuto, ad iniziare da chi ha voluto la mia candidatura, ma è stato anche un onere che ha assunto dimensioni inimmaginabili. Ho fatto il possibile in ogni circostanza per tenere unito il partito, già con la designazione di una segreteria unitaria, e ho compiuto ogni sforzo per trovare una via d'uscita dopo il 4 marzo, che fosse sempre improntata alla coesione e alla costruzione di un percorso di rinnovamento condiviso. Ma è evidente che non basta la volontà del singolo per raggiungere un obiettivo così alto. Mi sono infatti scontrato con la miopia di molti dirigenti che si sono arroccati su posizioni inconciliabili generando lo stallo. Ho ribadito più volte che ero disposto a lasciare qualora vi fosse un serio progetto di rilancio, sulla scia della svolta unitaria che aveva caratterizzato le primarie del 2017. E ho anche auspicato il rinnovamento della classe dirigente dando maggiore spazio alla componente giovanile. Ho detto ai giovani di osare, di liberarsi del correntismo, di avere il coraggio di manifestare le proprie idee, di prendersi il partito. E' un invito che rinnovo ora più che mai, nella convinzione che occorra dare uno scossone per ripartire e per uscire da questo immobilismo degenerato ormai in una perenne crisi esistenziale del PD regionale. Ho sempre detto di concepire la politica come un servizio alla collettività. Con questo spirito ho accettato anche la sfida di guidare il partito, mettendo la mia esperienza al servizio della comunità democratica. Continuerò a farlo da Senatore, rappresentando le istanze degli elettori sardi cercando di affermare quell'idea di progresso che in questa difficile epoca storica viene costantemente insidiata dalla nuova ondata fascista.
Oggi è una giornata particolare per il nostro partito, che coincide con il giorno dopo le elezioni amministrative che hanno determinato risultati molto significativi, e hanno dato un insegnamento utile anche per il futuro del partito. Da un lato Iglesias, laboratorio esemplare di quel rinnovamento sempre invocato ma mai realizzato e dalla ritrovata coesione nel centrosinistra, e dall'altro Assemini dove la spaccatura nel PD ha favorito gli altri candidati.
E' da qui che bisogna ripartire, perché il risultato di Mauro Usai ci deve far sperare, ma dobbiamo innanzitutto superare quella visione egoistica che ha distrutto ogni tentativo di ricostruzione e di rinnovamento, e dobbiamo lasciare da parte i personalismi, pensando che se si corre tutti insieme siamo maggiormente in condizioni di raggiungere la meta. E' ciò che ho cercato di fare sin dal principio anche sul fronte delle alleanze, scontrandomi con i veti incrociati, che hanno congelato ogni ipotesi di coalizione per presentarci forti all'appuntamento delle elezioni regionali.
Di fronte alla impossibilità di dialogo costruttivo non resta che dare uno scossone a questo partito. Da domani riprenderò a lavorare per l'unità e non intendo rassegnarmi all'idea che si possa ridare nuova linfa e riaffermare l'unico partito portatore dei valori democratici.
Per questo provo ancora a indicare una strada per trovare una via d'uscita che sia il più possibile indolore e improntata ancora alla ricerca dell'unità. Auspico che si trovi una figura super partes, libera da condizionamenti di corrente."