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CAGLIARI. C’è un solo ospedale in Sardegna che, secondo l’agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, ha raggiunto un “livello molto alto”: è il Santissima Annunziata di Sassari, che si distingue per l’area del sistema nervoso. Per tutti gli altri ambiti clinici, dalla chirurgia oncologica a quella generale, nessuna traccia, nel report, di strutture sarde.
Bisogna arrivare sino a pagina 20 dei risultati del Programma nazionale esiti (Pne) pubblicati da Agenas e presentati oggi al ministero della Salute, per ritrovare la Sardegna, ma purtroppo in termini negativi: è tra le regioni in cui ci sono più strutture (10 in tutto, da nord a sud) segnalate per il percorso integrato di audit. Cosa significa? Che sono stati valutati per “livelli molto bassi di aderenza agli standard di qualità negli ultimi due anni di valutazione, su almeno un indicatore di processo o di esito del treemap”, o per ”una criticità nella codifica delle variabili cliniche o dei campi relativi alla data e ora di intervento”.
Solo 3 strutture dell’Isola risultano “migliorate” rispetto allo scorso anno e non più segnalate all’audit: sono il Nostra Signora della Mercede di Lanusei, il Sirai di Carbonia e il Santissima Annunziata di Sassari.
I dati sono relativi al 2024 e mostrano ancora delle forti diseguaglianze tra nord e sud del Paese. Tra gli ospedali al top, valutati su almeno 6 aree, c’è il Bolognini di Seriate, in Lombardia, il Montebelluna in Veneto e il Bentivoglio in Emilia Romagna.













