CAGLIARI. “Cominciano a venire al pettine le problematiche del decreto governativo entrato in vigore 10 giorni fa. Con l’applicazione del cosiddetto “Decreto Sicurezza” diventerà necessario rendere operativo l’Icam di Senorbì. Un ulteriore problema per la realtà della Casa Circondariale di Cagliari-Uta che vedrà sottrarsi importanti risorse umane, peraltro già deficitarie, per garantire eventualmente l’esecuzione penale di madri incinte e/o con bimbi fino a 3 anni di vita”. Lo afferma Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme” con riferimento a quanto stabilito dal decreto legge n. 48 pubblicato l’11 aprile scorso sulla Gazzetta ufficiale.
“Il dispositivo stabilisce non solo il reato di “rivolta” in carcere e nei centri di trattenimento per migranti, qualora venga opposta resistenza all’autorità reagendo con la forza o in modo passivo, ma impone – sottolinea Caligaris – la detenzione di donne incinte e/o madri con figli di età superiore a un anno e inferiore a 3 anni negli Istituti a custodia attenuata, gli Icam appunto. La Sardegna, che ospita uno dei 5 Icam d’Italia, mai utilizzato e dal 2014 in stato di abbandono, dovrà ora provvedere al suo ripristino per garantire il rispetto della normativa varata dal Governo Meloni”.
Un processo, questo, che “non sarà facile", come osserva ancora la Presidente di Sdr Odv. "Ripristinare e adeguare l’edificio alle eventuali ospiti con i bambini. La struttura, 4 camere di cui due doppie e due singole con bagno una ludoteca e una cucina, era infatti stata restituita al comune di Senorbì proprio perché inutilizzata ma le sue attuali condizioni richiedono un investimento importante non solo finanziario. Essendo l’unico nell’isola potrebbe essere il luogo di soggiorno anche delle detenute madri con neonate/i della casa circondariale di Sassari-Bancali dove c’è l’altra sezione femminile”.
E ancora, Caligaris parla delle problematiche relative al dispendio di energie e risorse: “Icam di Senorbì è una sezione staccata della casa circondariale di Cagliari-Uta che dovrà quindi fornire il personale, nella fattispecie agenti donne. Si tratterebbe di un contingente importante, non meno di 2/3 persone per ogni turno di 6 ore per garantire il controllo 24 ore su 24. A loro, che opereranno senza divisa, dovrà aggiungersi almeno una funzionaria giuridico pedagogica (Educatrice) per non parlare dei Sanitari. Ovviamente operatrici costrette a viaggiare da Cagliari e/o dal circondario di Senorbì che dista 40 chilometri dal capoluogo di regione. Non si può del resto ignorare che l’eventuale apertura dell’Icam sardo, oltre a determinare una inevitabile riduzione del personale femminile nella sezione femminile di Cagliari-Uta comporterà un notevole dispendio non solo di energie. L’Istituto è a circa 30 chilometri di distanza sia dall’ospedale di Isili (Nuoro) sia da quello di Cagliari. Sarà quindi indispensabile, qualora dovesse essere necessario utilizzare un’ambulanza per le gestanti e/o per i bimbi/e con le mamme. Insomma il decreto – conclude Caligaris – complicherà ulteriormente la vita di chi quotidianamente presta servizio in un Istituto di Pena. Insomma un autentico paradosso se si considera che era destinato a valorizzare le figure professionali della sicurezza”.