NUORO. Scomparso pochi giorni dopo Mesina, ma nessuno ne ha parlato. Non un sequestratore, ma un sequestrato di quella terribile stagione dell'87. Riuscì a salvarsi grazie a un amico che prese il suo posto nella prigionia e per il quale poi pagò anche il riscatto, salvandolo. Una storia che probabilmente avrebbe meritato più risonanza quella di Ninnino Sanna, ma che forse è rimasta all'ombra di una storia di maggior rilevanza mediatica: la morte di "Grazianeddu" e le polimiche intorno al suo decesso.
Da quanto si apprende Giovanni (Ninnino) Sanna Pirari è deceduto mercoledì, a Capoterra. Stamattina i funerali nella parrocchia Santa Maria della Neve a Nuoro. Nel necrologio si legge: "Lo ritroveremo noi che l’abbiamo amato per l’eternità, la moglie Nicole, i figli Sebastiano, Maria Germana, Francesco, Nicole ed i nipoti tutti".
Dai giornali dell'epoca (L'Unione Sarda), si apprende che era capo dell'ispettorato agrario quando venne rapito. Si parla di una prigionia disumana: 5 mesi tenuto legato e con una maschera sul volto. Il riscatto era troppo alto, si parla di circa 800 milioni di vecchie lire. Poco meno di mezzo milione di euro, senza tenere conto dell'inflazione. La famiglia non poteva pagare e così un amico di Sanna, Giovanni Lovicu, si offrì come ostaggio al posto suo. Sanna a quel punto, in libertà, riuscì a trovare i soldi per pagare il riscatto, salvando l'amico.
Nessuna nota ufficiale dell'amministrazione, nessun reportage sui funerali, come accaduto invece nel caso di Mesina. Solo silenzio intorno a un uomo la cui storia andrebbe studiata, forse. La storia di di quello che davvero potrebbe essere un balente sardo.