CAGLIARI. Sono oltre 300 i farmacisti dipendenti nell’isola che hanno aderito alla campagna sindacale di UilTucs Sardegna a causa delle retribuzioni troppo basse. L’obiettivo della protesta è quello di valorizzare il loro ruolo. Il sindacato, inoltre, punta i riflettori sul gap esistente tra le retribuzioni dei farmacisti nei paesi esteri e in Italia, dove percepirebbero uno stipendio addirittura inferiore a quello di un commesso. “C’è una trattativa in atto con Federfarma nazionale che è allo stallo. Al settimo incontro la proposta economica, quindi l’aumento salariale di appena 120 euro, ha visto alzare gli scudi da parte delle organizzazioni sindacale perché riteniamo che non sia un aumento decoroso, soprattutto gli 80 euro miseri dell’ultimo rinnovo contrattuale”, ha detto il segretario generale di UilTucs Sardegna Cristiano Ardau.
Le basse retribuzioni, per Ardau, andrebbero a sminuire tutto il percorso di studi intrapreso per diventare farmacisti. “Parliamo di una laurea pesante, cinque anni, responsabilità, la possibilità inoculare i vaccini all’interno delle farmacie e tanti farmacisti che durante il covid hanno rischiato il contagio prendendone gli effetti negativi, eppure la retribuzione è la metà di quella che abbiamo in Europa. Ecco perché le facoltà di Farmacia non hanno iscritti, si tratta di una professione che non ha appeal”, fa sapere Ardau.
La richiesta del sindacato è quella di sbloccare la trattativa nazionale con Federfarma per ottenere un rinnovo contrattuale. “Abbiamo chiesto a Federfarma per ben due volte l’incontro sindacale, c’è una delibera di giunta della presidente Todde che eroga una cifra importante per la campagna vaccina per l’influenza e i farmacisti fanno i vaccini all’interno delle farmacie sempre prendere neanche un centesimo. C’è da fare un ragionamento nel territorio anche parlando di contrattazione decentrata regionale per dare risposta ai farmacisti”, conclude Ardau.