UTA. Ennesimo suicidio in carcere in Sardegna: un detenuto 27enne si è tolto la vita nel carcere di Uta, ma stavolta Irene Testa, garante per le persone private della libertà personale in Sardegna, ha inviato una dura lettera al ministro della Giustizia Carlo Nordio, definendo le morti nelle carceri “un fallimento dello Stato. Da giorni penso e ripenso a quella visita, a cosa avrei potuto fare. Lo avevo incontrato due giorni prima che compisse il gesto disperato. Era seduto pensieroso davanti alla finestra della sua cella. Gli ho domandato se stava bene. Sembrava spaesato, come se quella dimensione non fosse per lui”, si legge nella lettera.
La garante ricorda il giovane detenuto, identificato con le iniziali G.O., sottolineandone la fragilità: “Occhi azzurri e volto pulito, lo facevano apparire come un corpo estraneo all’interno di un contenitore di dolore. Il compagno di cella si preoccupava per lui, ripeteva in continuazione che non stava bene e che aveva già tentato il suicidio”. Secondo Testa, la situazione del giovane evidenzia un fallimento sistemico. “G.O. era in custodia cautelare e si trovava in carcere per il fallimento a vari livelli anche delle agenzie territoriali. Doveva essere curato, non custodito”.
La garante descrive il dolore della madre del giovane, venuta a conoscenza della tragedia in modo indiretto: “Penso alla mamma che è venuta a saperlo da una chat di famigliari di altri detenuti che hanno postato un articolo di giornale. Era il suo ragazzo. Quando la chiamo ho poche parole di conforto per la madre. La sensazione è di imbarazzo, di disagio, la tentazione è quella di chiedere scusa”.
Testa denuncia un sistema che definisce “una carneficina quotidiana”, aggiungendo: “Non dobbiamo essere noi operatori a chiedere scusa, ma uno Stato assente e cinico che ha deciso di nascondere il disagio all’interno di contenitori oramai illegali che producono morte e disperazione”. Rivolgendosi direttamente al ministro Nordio, Testa afferma: “Mi appello ancora al ministro della Giustizia affinché comprenda che ogni giovane che evade dal carcere togliendosi la vita è anche e soprattutto un suo fallimento”.
Testa ribadisce la necessità di un cambiamento urgente nel sistema penitenziario: “Continueremo, Ministro, a esigere che anche chi ha sbagliato goda di una detenzione improntata allo Stato di Diritto e che la pena rispetti il senso di umanità. Anche se siamo stanchi e scoraggiati, continueremo imperterriti a batterci affinché si interrompa questa flagranza criminale e criminogena, di uno Stato che si volta dall’altra parte”.