CAGLIARI. Schedati e tacciati di tradimento nei confronti di "210.729 sardi", chi ha firmato per la proposta di legge Pratobello '24. Così il Coordinamento Gallura contro la speculazione eolica e fotovoltaica ha definito chi ha votato no alla procedura d'urgenza per discutere la Pratobello in aula. Delle vere e proprie foto segnaletiche, come fossero dei ricercati. Una mossa che ha scatenato (ovviamente) il mal contento della maggioranza regionale che stamattina ha condiviso un comunicato. "Non ci faremo intimidire", hanno tuonato dal Campo Largo sardo. "Ogni tentativo di mistificare quanto accaduto, o di usare le decisioni del Consiglio Regionale per fini intimidatori, sarà respinto dalla Coalizione del Campo Largo". (QUI IL COMUNICATO COMPLETO).
Nel post su Facebook dove sono state pubblicate le foto, in un pasaggio si legge: "Sarete ricordati tutti uno per uno insieme a colei che vi dà gli ordini, colpevoli allo stesso modo, traditori della terra di Sardegna e del popolo che ha commesso l’errore di votarvi. Un errore che in un modo o nell’altro promettiamo di riparare. E noi, a differenza di voi, le promesse le manteniamo".
Sandro Porcu, tra gli schedati, scrive: "Questa non è più politica. È vergognoso quello che è accaduto. Minacce e odio vanno oltre la normale dialettica politica. Sono inorridito ed esterrefatto per quanto letto oggi. Per fortuna non tutti i comitati e non tutte le persone che hanno firmato la legge Pratobello condividono odio e “violenza”. Anzi. Con tutti loro ci sarà sempre dialogo e totale apertura perché abbiamo tutti lo stesso obiettivo: proteggere la nostra amata terra".
Francesca Mulas, consigliera comunale di Cagliari, sui social aggiunge: "E' inaccettabile che un comitato pubblichi minacce neanche tanto velate e che inviti alla gogna pubblica e alla vendetta verso rappresentanti delle istituzioni, qualunque partito rappresentino. Non è questa la discussione che vogliamo su un tema tanto importante, e certamente chi usa toni così violenti non persegue l'interesse comune ma vuole solo fomentare rabbia e odio. Non è così che immaginiamo il futuro della Sardegna".