ROMA. "Sono stati rilevati dall'autopsia sul corpo di Stefano Dal Corso (morto in carcere a Oristano nel 2022 ndr (QUI LA NOTIZIA) elementi compatibili tanto con un impiccamento atipico quanto con lo strangolamento". Lo ha fatto sapere l'avvocato della famiglia Armida Decima durante una conferenza stampa oggi alla Camera.
"È l'analisi dei polmoni a permetterci la distinzione ma i polmoni che, a distanza di tanto tempo, erano putrefatti e quindi non è stato possibile rilevarlo un anno e tre mesi dopo la morte", ha aggiunto il legale. "I consulenti del pm sostengono che potrebbe essere compatibile con un impiccamento ma non possono escludere uno strangolamento", ha spiegato ancora. "Presenteremo opposizione all'istanza di archiviazione.
L'intervento della sorella Marisa Dal Corso
"Più andiamo avanti più si infittisce di ministero la situazione. L'archiviazione mi sembra inaccettabile e mi sembra che ci sia del losco fin dall'inizio su questa vicenda". Ha detto invece Marisa Dal Corso, sorella del detenuto romano, alla Camera. "È stato trovato un ematoma molto evidente nell'interno coscia destra che, come tutto il resto autopsia, può essere compatibile sia con una lesione provocata da terzi che da altro. Abitualmente lo fanno con calci, lo sappiamo tutti".
Poi ha proseguito: "Non è stato mai detto che durante l'autopsia è stata trovata nella bara una bustina chiusa ai suoi piedi con gli indumenti che indossava al momento del ritrovamento. Di foto di mio fratello nudo non è stata fatta neanche una. Mi chiedo perché togliere questi indumenti per mettergli solo una tuta e mettere gli indumenti in una bara? Generalmente o si buttano o si ridanno indietro come è stato fatto per tutto il resto. Più si va avanti più emergono dati strani. Faremo opposizione per chiedere la riapertura delle indagini". Poi ha aggiunto: "Continuerò ad andare avanti perché conosco mio fratello e perché mi continuano ad arrivare messaggi da persone sarde che dicono che mi dicono di familiari malmenati in quel carcere che chiamo lager".