(Panorama Monti Sette Fratelli)
CAGLIARI. L'ingiallimento dei boschi sardi è una delle notizie più discusse di queste ultime settimane: un fenomeno che preoccupa le tante persone che ogni giorno si interrogano sulle cause e sulle possibili soluzioni di questa problematica che affligge la macchia mediterranea. Come spesso accade con i temi caldi, la questione finisce spesso in polemica, specie con gli organi di controllo ambiantali, rei secondo alcuni di non aver ancora agito. E mentre dalla Regione si annunciano interventi con più di un milione di euro stanziati, gli esperti provano a fare chiarezza.
Nello specifico l'esperto di botanica ambiantale e applicata, Gianluca Iiriti, torna sull'argomento e ci porta con lui nel suo viaggio (solo fotografico per i lettori) tra la vegetazione con una intervista approfondita. Da tenere a mente che tutte le problematiche, dall'attacco dei funghi all'indebolimento delle piante, sarebbero da appellarsi alla siccità che, come in un corpo umano denutrito, porta la pianta a essere più soggetta ad attacchi esterni.
Un'estate di siccità spiega questo processo di ingiallimento?
"L'attuale siccità in realtà è un processo che ha origine a partire dal 2022, la chioma secca di alberi e arbusti è invece una manifestazione attuale. Dal 2022 si è verificato un drammatico calo delle precipitazioni, in particolare lungo i settori orientali dell'isola oggi sotto osservazione. Se si analizzano i dati del 2022 si evince che le precipitazioni medie in Sardegna sono state di 516 mm, con settori orientali dell'isola dove sono state nettamente inferiori. Nel 2023 le piogge sono ulteriormente diminuite con valori intorno ai 375 mm per Gallura, Ogliastra e Sarrabus. Peggio ancora per il 2024 sino ad oggi con precipitazioni annuali di appena 150 mm. Sotto i 250 mm di pioggia i dati sono da riferire a zone desertiche, valori lontani dalle necessità idriche degli ecosistemi mediterranei. Non va trascurato che questi ultimi anni sono stati molto caldi, con temperature talvolta superiori alla media stagionale.
Quindi il fenomeno è spiegabile con il caldo.
Se si considera che la vegetazione è espressione anche delle condizioni climatiche di un territorio, oggi si capisce perché i boschi della Sardegna, in particolare quelli del settore orientale, stanno cambiando colore.
Si è parlato molto dei lecci che soffrono, ma sono solo loro?
Le piante coinvolte nel dissecamento delle foglie sono di tanti tipi: lecci, sughere, ilastro a foglie larghe, mirto, viburno, corbezzolo, lentisco, alterno, erica arborescente, ma anche specie aliene come acacie ed eucalipti. Le più sensibili sono quelle dei boschi montani (le querce, il corbezzolo, il viburno) o legate a ecosistemi relativamente umidi (il mirto).
Qualche parte ancora verde però c'è.
Se osserviamo il paesaggio vegetale le parti secche creano un alternanza a pelle di leopardo con le parti verdi. Ci sono condizioni microclimatiche ed ecologiche che accentuano il fenomeno. Nei versanti con esposizioni prevalentemente meridionali il fenomeno è maggiore, così come nelle aree dove i suoli sono poco potenti ed elevata è la rocciosita. Lungo gli impluvi o in aree con sorgenti , anche se attualmente prive d'acqua, le piante presentano una moderata sofferenza.
Quali piante soffrono di più?
Sono maggiormente in crisi gli alberi e gli arbusti che vivono nelle aree prive di sottobosco come pascoli, fasce tagliafuoco o lungo le strade. L'assenza della naturale composizione del bosco per strati rende i singoli elementi più vulnerabili in quanto i suoli tendono a presentare una maggiore aridità.
(Primi germogli dopo i temporali di agosto)
Il futuro sarà di nuovo verde?
Molto dipenderà dalle precipitazioni. Le piante ora sono fortemente in crisi per assenza della risorsa idrica. Sono necessarie precipitazioni non solo per rendere umida la superficie del suolo, ma piogge capaci di ripristinare le "riserve" nel suolo, di rifornire le falde dalle quali le piante mediterranee con le loro profonde radici possano attingere l'acqua. Se la siccità dovesse permanere sarebbe un disastro per gli ecosistemi naturali, una vera selezione naturale per piante e animali.
Quindi alcune piante rischiano di rimanere danneggiate.
Il ciclo di siccità attuale di certo lascerà i segni e alberi e arbusti, quelli meno adatti, moriranno. È un fatto normale in quanto l'assenza d'acqua per un lungo periodo debilita non poco i tessuti e gli organi delle piante che saranno così più esposte ad attacchi di fitopatogeni. Funghi o batteri di certo possono trovare maggiori condizioni per svilupparsi in quanto le "difese immunitarie" sono ridotte. Si tratta di fenomeni che rientrano nelle normali dinamiche naturali degli ecosistemi della regione mediterranea, sempre che non arrivino specie aliene capaci di adattarsi e inserirsi in tali dinamiche.
Si può essere ottimisti?
La speranza è che arrivino il prima possibile abbondanti piogge che faranno brillare di verde i boschi. Dopo i temporali di agosto in alcune località montane sono già evidenti timidi germogli e giovani foglie che fanno ben sperare.
- Maurizio Pilloni
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