CAGLIARI. “Siamo solo a maggio ma i nostri terreni sono già allo stremo con i letti dei fiumi ormai quasi a secco". È la testimonianza di Alessandro Ruiu, allevatore e presidente Coldiretti Loiri, sull'allarme siccità che in Sardegna continua a preoccupare diverse zone mettendo a dura prova agricoltori e allevatori sardi.
Anche il Nord Sardegna deve fare i conti con l’ampliarsi delle zone a rischio che stanno aumentando al pari dei problemi che deve affrontare il mondo agro-pastorale del territorio, diviso tra il crescente ricorso alle irrigazioni, l'approvvigionamento della risorsa idrica con autobotti e acquisto dei foraggi per il bestiame con costi aziendali sempre maggiori.
L’allarme arriva in particolare da Nord Est, con l’area tra Loiri, Porto San Paolo, Padru e Alà dei Sardi, tra le più colpite, senza dimenticare la drammatica situazione della Nurra. La siccità, dunque, non risparmia nemmeno il Nord se si eccettuano le aree del comprensorio irriguo del Consorzio di Bonifica, con l’invaso del Liscia che continua a mantenere un buon livello di riempimento. Intanto lunedì arriveranno già le prime novità sul tema con una delegazione di Coldiretti che sarà ricevuta dal sindaco di Loiri Porto San Paolo, Francesco Lai, per trovare già una strada comune.
Secondo Coldiretti la situazione idrica "come ci testimoniano giornalmente i nostri agricoltori e allevatori, è arrivata oltre il limite". Il messaggio che arriva anche ai Comuni è questo: “Invitiamo anche le istituzioni locali, in primis i nostri sindaci interessati da questa drammatica situazione, a deliberare per lo stato di calamità e rilanciare anche nei tavoli regionali - aggiunge il direttore Coldiretti Nord Sardegna, Ermanno Mazzetti - i nostri territori hanno bisogno del massimo supporto per fronteggiare questo momento in vista dell’estate dove i problemi si amplificheranno maggiormente”.
Tra le testimonianze c'è quella di un allevatore di Padru Gabriele Mandras: "Già oggi le sorgenti ormai sono quasi prosciugate e di questo passo, a breve, non ci sarà più acqua, non sappiamo come abbeverare il nostro bestiame e la situazione peggiora di giorno in giorno”, aggiunge.
Situazione che in tutta la Gallura "è a dir poco disperata - precisa anche Michele Filigheddu, allevatore di bovini - tutto l'inverno le calde temperature e i venti alternati freddi e caldi, hanno bloccato completamente lo sviluppo delle piante e molti erbai, in particolare di avena che oggi dovrebbero essere alti almeno un metro e mezzo, sono solo di pochi centimetri. Una siccità che però non è finita qui - denuncia ancora - le sorgenti sono quasi a secco e gli approvvigionamenti di acqua sono bloccati. Molte aziende stanno ricorrendo all'utilizzo di autobotti per dar da bere agli animali ma non basta - conclude - le istituzioni devono richiedere lo stato di calamità naturale, perché non saremo in grado di affrontare i costi onerosi per poter acquistare i foraggi”.
Non c’è pace nemmeno per il grano: “oggi dovevamo avere già le piante pronte per la provvista per il pane per tutto il 2024, invece a malapena il grano riesce ad arrivare in altezza a superare le scarpe - spiega Leonardo Muzzu - le semine fatte a inizio anno non hanno dato i frutti sperati considerato che lo stato vegetativo della pianta è stato ridotto al massimo - prosegue - le spighe non solo non stanno producendo i quantitativi adeguati per il pane, ma nemmeno per produrre il fabbisogno utile ai nostri animali - conclude - le condizioni del grano sono le stesse di tutti i nostri cereali che sono stati piantati in ritardo perché non ha piovuto fino a novembre. La speranza ormai sta lasciando il passo a una dura realtà”.
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