CAGLIARI. Il grano della Sardegna è a rischio estinzione e i produttori sono già in crisi. La denuncia arriva dalla Coldiretti: "La campagna 2023 presenta già una situazione critica, considerati i costi di produzione ancora alle stelle e le liquidazioni agli agricoltori, finora tenute nascoste, che restano ben al di sotto dei costi di produzione, soprattutto per una campagna di semina che anche quest'anno presenta costi elevatissimi".
Secondo una stima di Coldiretti Sardegna, a incidere continuano a essere costi di produzione che restano alle stelle, tra i 1.100 e 1.200 euro a ettaro, considerando tutto il necessario per i produttori come, tra gli altri, concimazioni e gasolio, ai massimi storici. A tutto questo si aggiunge anche una remunerazione che resta molto bassa, circa 30 euro a quintale (se la qualità del grano resta alta).
La produzione isolana continua a fare i conti con importazioni sempre più elevate. Nel 2023 sarebbero sbarcate nei porti sardi 500 mila tonnellate di granaglie tra grano, mais e orzo (il transito maggiore sul porto di Oristano 470 mila tonnellate) e 190 mila tonnellate complessive di mangimi tra cui soia e legumi. La provenienza maggiore delle navi su questo tipo di prodotti è arrivata per la maggior parte dalla Francia, a seguire da Canada, Ucraina e Russia.
“Stiamo affrontando una vera e propria emergenza del grano in Sardegna che potrebbe costare la stessa sopravvivenza delle imprese isolane - dicono il presidente e direttore di Coldiretti Cagliari, Giorgio Demurtas e Luca Saba - costi così alti di produzione a fronte di ricavi nettamente inferiori stanno mettendo in ginocchio l’intero settore".
Tra le possibili azioni di supporto c’è quella alle filiere e la Sardegna può contare sul progetto "Solo Sardo". “Questa esperienza dimostra che c’è la possibilità di sostenere i nostri produttori primari - sottolinea Marco Locci, presidente della cooperativa Isola Sarda - grazie a questa filiera si integra il prezzo per gli agricoltori con accordi che garantiscono almeno che non si vada sotto il costo di produzione in caso di annate difficili - conclude - ma anche queste buone pratiche hanno bisogno di un supporto per continuare a creare benefici”.