CAGLIARI. "Referti delle Tac e degli esami radiologici che arrivano anche un mese dopo l'esecuzione. Medici che fanno turni estenuanti, senza pause né riposo, e famiglie che per una sola medicazione sono costretti a fare 460 km andata e ritorno: ecco come muore un ospedale". È il grido d'allarme dell'Asgop, la onlus costituita da genitori di bambini e adolescenti con patologie oncopediatriche, che racconta di un "meccanismo che si è rotto dopo due anni di profonda crisi causata dalla riforma regionale della sanità".
"Avete idea di che cosa significhi un mese di ritardo quando una neoformazione cresce nella testa del vostro piccolo e inizia ad attaccare l’osso e quale differenza possa fare un intervento tempestivo o una modifica del piano clinico? Una mamma si è rivolta anche ai carabinieri i quali le hanno detto che non possono intervenire in assenza di denuncia", attaccano i genitori, "La denuncia l’abbiamo già fatta e continueremo a farla ma nel frattempo è così che muore l’ospedale: anni di tagli, anni di concorsi bloccati, e se anche si è fatto il concorso restano bloccate le graduatorie; anni in cui il personale medico emigra a lavorare da qualche altra parte, che dopo anni di sacrifici e difficoltà a lavorare in condizioni disumane abbandona, perché non sempre è fattibile supplire con il sacrificio all’abbandono totale delle istituzioni politiche. Così siamo arrivati al punto in cui il personale è ridotto all’osso e bisogna scegliere cosa fare, a che cosa dare la precedenza e che cosa sacrificare".
La carenza dei medici è uno dei problemi principali. E a rimetterci, come sempre, sono i piccoli pazienti e i loro familiari. "Una famiglia ha fatto 230 km all’andata e 230 km al ritorno per riuscire a fare la sola medicazione del cvc (catetere venoso centrale), niente prelievi né visita perché lo scarno personale ha dovuto occuparsi di un nuovo esordio. Non abbiamo solo il problema degli anestesisti in oncoematologia pediatrica. Attualmente tre medici sono assenti per malattia ed è impossibile garantire il normale svolgimento dei servizi nonostante il sacrificio dei quattro medici rimasti che continuano a fare turni estenuanti, senza pause, senza riposo, ma non riescono più a fare fronte a tutto".
"Al centro trapianti c’è un solo medico. Ma noi non vogliamo eroi, noi vogliamo dei medici che possano lavorare in condizioni umane, in tranquillità, che possano dedicarsi alla vera battaglia, quella contro il tumore con tutte le loro energie", scrive l'associazione.
Tra le vicende raccontata c'è quella, avvenuta poche settimane fa, di un piccolo paziente che "è dovuto partire in elicottero a Roma, ma il 15 aveva atteso invano, per ore, nel caldo pomeriggio, con la febbre alta con l’elicottero fermo in pista a causa di un guasto".
Il grido d'allarme arriva fino al Consiglio regionale, con una pec "a cui però non abbiamo mai avuto risposta".
- Redazione
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