SASSARI. "Capisco i dubbi, alcuni dicono 'foglio di via': ma dove? Molti di loro sono nati a Sassari, sono cittadini italiani. Essere buoni comunque non vuol dire cedere sulla legalità". È il commento del cappellano del carcere di Sassari Don Gaetano Galia sul maxi sgombero di questa mattina a Piandanna, che ha portato a 10 misure cautelari in carcere per traffico illecito di ingenti quantitativi di rifiuti, gestione di discarica abusiva, trasporto e commercio di rifiuti pericolosi e non pericolosi. "Credo che sia dovere di un sacerdote esprimere il proprio pensiero", precisa con un post sui social il sacerdote, "Intanto possiamo parlare di loro come persone? E non come animali, quasi infastiditi della loro presenza. Come noi, con le nostre stesse difficoltà di vivere?".
Don Galia ci tiene a precisare che "il comune, sia con la giunta Nicola Sanna che con quella Campus, ha cercato delle case da affittare, con dei contributi europei, ma nessuno, nemmeno, la Chiesa, me compreso, è riuscita a trovare una soluzione. Case agli " zingari", non ne vuole dare nessuno", continua sui social, "Di contro vi dò ragione sul fatto che le nostre società sono deboli. Se io brucio un cartone, mi arriva la forestale all'istante. Loro da anni bruciano di tutto indisturbati. In questo siamo fragili. Le leggi le dobbiamo farle rispettare a tutti. Se si fosse intervenuto subito, non ci sarebbe quello scempio. E una volta alla settimana servivano dei controlli. Perché ci sono rottami di macchine? Chi le ha portate? Chi non ha controllato. Allora i problemi non si risolvono con la superficialità o col razzismo. Bisogna fare analisi, progetti, e controllare. E poi si dice che molti di loro rubano. Purtroppo è vero! Ma se rubano, come per ogni cittadino ci sono gli strumenti legali e penali, come tutti. Essere buoni non vuol dire cedere sulla legalità".
A coordinare l'operazione di oggi sono stati gli agenti del Comando di Polizia Locale di Sassari.
L’attività d’indagine, affidata dall’Autorità Giudiziaria al nucleo di polizia ambientale del locale Comando, ha permesso di accertare che il campo di proprietà comunale destinato alla comunità Rom veniva utilizzato quotidianamente per depositarvi rifiuti di ogni genere che venivano trasportati nel terreno sia dagli stessi indagati, sia da soggetti estranei al campo; dai rifiuti venivano, quindi, separati quelli commercializzabili (ad esempio ferro e rame) per cederli dietro compenso a ditte compiacenti che operano nel settore del riciclaggio dei rifiuti con cui gli uomini arrestati intrattenevano rapporti d’affari.
L’Autorità Giudiziaria ha, inoltre, disposto il sequestro preventivo dell’interno campo Rom, oggi inutilizzabile poiché sommerso di rifiuti e di cui è stata accertata l’inutilizzabilità per contaminazione ambientale.
Inoltre, sempre l’Autorità Giudiziaria ha disposto il divieto di dimora nel comune di Sassari per tre nuclei familiari al cui interno anche le mogli degli uomini sottoposti alla misura della custodia cautelare in carcere collaboravano nel traffico illecito di ingenti quantitativi di rifiuti (svariate tonnellate).
Tutti sono, inoltre, accusati di abbruciamento di rifiuti, pratica che veniva adottata sia per pulire i rifiuti commercializzabili (ad esempio per liberare il rame dalla guaina), sia per ridurre il volume degli enormi cumuli dei restanti rifiuti che venivano abbandonati sul terreno.
L’Autorità Giudiziaria ha disposto, anche, il sequestro preventivo di dieci veicoli che venivano utilizzati nel traffico illecito di rifiuti. Sono impegnati in questa attività, che è ancora in corso, oltre sessanta agenti.
Nelle prossime ore le misure cautelari potrebbero estendersi ad altri soggetti.
Con la chiusura del campo Rom, che sarà definitiva, poiché il danno ambientale provocato in decenni di condotte illecite perpetrate dalla maggior parte di coloro che lo occupavano, si chiude una pagina drammatica dal punto di vista della deriva ambientale a cui lo stesso campo sembrava non potersi più sottrarre.
"L’Amministrazione comunale", fa sapere in una nota il Comune, "si adopererà fin da oggi per bonificare e risanare un’area che assorbe grande valore, una volta ripulita, nelle prospettive di sviluppo paesaggistico del nostro territorio, ma anche della sua pianificazione urbanistica. Il Comune, attraverso la Polizia locale e i Servizi sociali, di concerto con la Procura della Repubblica presso il Tribunale dei Minori, si è immediatamente adoperato per trovare soluzioni abitative e per offrire supporto sociale ai minori e alle donne che sono risultate estranee ai reati accertati".
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