CAGLIARI. Con 30 voti a favore e 20 contrari (3 gli astenuti), il Consiglio regionale approva la legge di riordino della rete ospedaliera della Sardegna. Un testo che, per rispondere alle istanze del territorio, esce molto diverso ddl presentato in Consiglio. Il voto finale - atteso per la scorsa settimana e slittato più volte - è arrivato nella tarda mattinata di oggi ponendo fine a una lacuna ventennale nella programmazione regionale. A votare no il centrodestra compatto, ma anche a sinistra si registra uno strappo con la consigliera di Campo Progressista Annamaria Busia che si è espressa contro il provvedimento dentro e fuori dall'Aula ("Non ho trovato una sola ragione per votare a favore della riforma, che ritengo una non riforma, un semplice regolamento di conti"), mentre il collega Francesco Agus si è astenuto così come il consigliere del Psd'Az Domenico Gallus. Voto negativo anche da parte dei Rossomori con Emilio Usula.
Un provvedimento - quello che ora passerà all'esame del ministero, chiamato a stabilire se la nuova legge sia o meno aderente al decreto 70 del 2015 sugli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all'assistenza negli ospedali - che non piace innanzitutto a Forza Italia: se da un lato il vicepresidente della commissione Sanità Edoardo Tocco ha dichiarato che valuterà di rimettere l'incarico per rimarcare la contrarietà alla riforma, il capogruppo forzista Pietro Pittalis parla di "operazione al ribasso". Critiche anche da Fratelli d'Italia ("è entrato un cavallo ed è uscito un asino", commenta il capogruppo Pier Paolo Truzzu) e Udc, che esprime tutta la propria contrarietà attraverso il capogruppo Gian Luigi Rubiu: "Una riforma costituita solo nell'interesse del campanile, per la sanità sarda sarà un disastro e il paziente non è stato certo messo al primo posto".
Prima del voto finale l'assessore regionale alla Sanità, Luigi Arru - promotore della riforma - ha ringraziato tutti ribadendo: "Andiamo avanti con sobrietà per cercare di cambiare, questo è un successo del Parlamento sardo". A difendere la legge, il relatore di maggioranza Gigi Ruggeri (Pd): "Abbiamo risposto a tutte le istanze che ci ha proposto l'Anci, senza cedere ai localismi, analizzando i bisogni e cercando di soddisfarli. Abbiamo costretto il sistema a uscire dall'autoreferenzialità e a confrontarsi con una logica di rete". Gli fa eco l'altro relatore, Raimondo Perra (Psi), presidente della commissione Sanità: "È una riforma storica e socialista perché mette gli interessi dei sardi prima di tutto".
La riforma, proposta dalla giunta Pigliaru al fine di sbloccare 250 milioni di risorse statali per finanziare investimenti nell'edilizia ospedaliera, era approdata in commissione Sanità nell'aprile 2016 per essere licenziata soltanto nel settembre scorso senza il parere favorevole del Consiglio delle autonomie locali (Cal). Arrivata in Aula alla fine di settembre fra le numerose proteste dei territori - veicolate dalla Rete sarda in difesa della Sanità - ha avuto questa mattina il via libera definitivo.
COSA CAMBIA. Dall'esame dell'Aula la riforma esce molto cambiata: il testo originario - che ipotizzava un risparmio di 134 milioni di euro - è stato modificato a colpi di emendamenti. Il documento approvato oggi mira a ridurre del 13,2 per cento l'offerta di posti letto ospedalieri utilizzati in modo non appropriato. La nuova rete ospedaliera sarà così costituita da 11 presidi pubblici (di cui 2 di secondo livello, hub a elevata specializzazione con sedi a Cagliari e Sassari) cui si aggiungono altrettanti ospedali privati con compiti integrativi. Alcuni presidi saranno riconvertiti e riqualificati, le strutture omogenee verranno accorpate e le duplicazioni saranno ridotte, con un taglio delle strutture complesse da 372 a 308.
Due i nodi della rete che dovranno garantire specialità come medicina, chirurgia, ortopedia, anestesia, radiologia, laboratorio ed emoteca: Lanusei (classificato come ospedale con servizi di primo livello) e, almeno per tutto il 2017, Alghero-Ozieri. Il modello hub and spoke individuato come criterio prevede la concentrazione della casistica più complessa in un numero limitato di centri (hub), la cui attività è integrata con centri ospedalieri periferici (spoke). A completare il sistema le Case della salute - destinate a ospitare forme associative dei medici di medicina generale, pediatri di libera scelta e di continuità assistenziale, e ospedali di comunità - col compito di integrare le attività sanitarie ai vari livelli.
Dieci le reti integrate in cui si strutturerà il nuovo sistema: urgenze cardiovascolari/infarto, traumatologica, ictus, neonatologica e punti nascita, oncologica, pediatrica, trapiantologica, emergenza e urgenza, terapia del dolore, malattie rare. I presidi di primo livello saranno tra l'altro dotati di: anestesia e rianimazione, ostetricia e ginecologia, oncologia, oculistica, terapia sub-intensiva, radiologia con tac ed ecografia, centro trauma di zona, stroke unit di ptimo livello, emodinamica e direzione di presidio.
Nel Sassarese presidio di secondo livello sarà l'Aou composta anche dallo stabilimento del Santissima Annunziata. Il San Giovanni Paolo II di Olbia sarà classificato come primo livello. Completano il Dea dell'area Nord Sardegna, gli ospedali privati Mater Olbia e il Policlinico sassarese. Per quanto riguarda invece il Sud Sardegna, a Cagliari sono previsti l'ospedale di secondo livello Brotzu - che include Microcitemico (riferimento regionale per le patologie pediatriche), Businco (per l'oncologia) e San Michele (per le emergenze e urgenze) - l'Aou di Cagliari - il Policlinico di Monserrato, con attività integrata di didattica e ricerca, e il San Giovanni di Dio, il cui ruolo resta da definire - e il Santissima Trinità, inquadrato come primo livello.
La nuova ridefinizione della rete include poi un presidio unico di Dea di primo livello del Sulcis-Iglesiente (Sirai di Carbonia per l'emergenza-urgenza e Cto Iglesias, per Dea attività programmata e polo materno infantile), mentre il Santa Barbara di Iglesias sarà nodo della rete territoriale regionale, ospedale di comunità, casa della salute con servizi speciliastici, polo riabilitativo e hospice. Al Cto di Iglesias è inoltre assicurata l'attività de centro di dialisi e un modulo di rianimazione.
Primo livello anche per gli ospedali di "Nostra Signora di Bonaria" di San Gavino e "San Martino" di Oristano. Ai presidi pubblici si aggiungono gli ospedali privati San Salvatore, Sant'Anna, Sant'Antonio e Villa Elena a Cagliari, Nuova casa di Cura Decimo a Decimomannu, Polispecialista Sant'Elena e Città di Quartu a Quartu Sant'Elena, Tommasini a Jerzu e Madonna del rimedio a Oristano.
A Cagliari l'ospedale Marino sarà riconvertito a centro per la riabilitazione, mentre il Binaghi sarà nodo della rete territoriale, centro di riferimento per la sclerosi multipla e centro donna. Il San Marcellino di Muravera e il San Giuseppe di Isili sono indicati come ospedali di sede disagiata, così come il Paolo Merlo de La Maddalena e il San Camillo di Sorgono.
A Nuoro lo Zonchello sarà stabilimento riabilitativo e ospedale di comunità. Il Dettori di Tempio sarà stabilimento di base di completamento Dea I livello e ospedale di comunità. L'Alivesi di Ittiri e il presidio di Thiesi saranno nodi della rete territoriale degli ospedali di comunità. Il Mastino di Bosa diventerà stabilimento di sede disagiata e ospedale di comunità, il Delogu di Ghilarza centro di emergenza territoriale, con funzioni riabilitative e ospedale di comunità, mentre il Santa Maria Assunta di Guspini sarà convertito in stabilimento complementare della rete territoriale con funzioni riabilitative e hospice.
I presidi di zona disagiata (Muravera, Isili, La Maddalena, Sorgono e Bosa) saranno dotati di un pronto soccorso presidiato da un organico medico dedicato all'emergenza-urgenza, un'unità di degenza con 20 posti letto di medicina generale con un proprio organico di medici e personale sanitario non medico e di una chirurgia elettiva ridotta per interventi in day surgery e/o week-surgery con attivita' non prettamente d'urgenza.
Gli stabilimenti classificati come riabilitativi - come il Marino di Cagliari e quello di Alghero, lo Zonchello di Nuoro e il Segni di Ozieri - saranno dotati di riabilitazione intensiva e semintensiva, di reparti di lungodegenza e della neuroriabilitazione.