CAGLIARI. La variante inglese è diventata prevalente al 75% nei contagi da coronavirus rilevati in Sardegna. Un'affermazione che, se decontestualizzata, potrebbe portare a temere un disastro imminente per il dilagare del virus nell'Isola: sarebbe la seconda regione più colpita dalla mutazione molto più contagiosa, dietro il Molise (93,3%). Ma ci sono degli elementi da aggiungere al dato secco che emerge dal flash survey eseguito dall'Istituto superiore di Sanità in collaborazione con la fondazione Bruno Kessler. (Qui l'intero dossier)
Il periodo di riferimento è quello che si ferma al 18 febbraio. Quindi si parla di due settimane fa. Gli analisti spiegano che il trend dovrebbe essere in salita. Quindi da allora si sarebbe dovuta registrare una curva in salita dei contagi. Che, invece, sono rimasti sempre sotto i 100, arrivando a essere poco più di 40 con un numero di tamponi che nella sola giornata di oggi ha superato quota 10mila.
Il dato dal quale parte lo studio poi è quello di 25 tamponi positivi, che sono stati sequenziati alla ricerca della variante, con un numero di sequenze pari a 12. E in 9 è emersa la variante i VOC 202012/01. Dati esigui. Che fanno statistica, però. In un'Isola che al momento continua a seguire un trend epidemiologico da zona bianca.