CAGLIARI. Territori diversi, con problemi diversi. Ma con diverse sfaccettature i sindaci si ritrovano a fare i conti con le ricadute gestionali di una pandemia che di certo non agevola il lavoro degli amministratori locali. L’elenco dei problemi è lungo. Se da una parte ci sono i numeri legati ai dati dei contagi dichiarati dall’Ats, che non coincidono con quelli in mano ai primi cittadini, e le risorse spese per sanificare tutti gli uffici pubblici dove si sono riscontrate positività, dall’altra non c’è un canale di comunicazione diretto.
Un numero verde c’era. “Ma dopo pochi giorni è andato in tilt”, spiega il sindaco di Quartucciu Pietro Pisu che parla anche di un’attesa non sostenibile per chi ha contratto il virus: “I cittadini rimangono anche 25, 30 giorni in attesa del certificato dell’Ats che serve per poter uscire di nuovo”.
I numeri aumentano, chiudono scuole, uffici comunali e si devono fare i conti con risorse economiche che non bastano mai. “Oltre cento bambini non stanno seguendo le lezioni, la situazione è difficile”, dice il sindaco di Selargius Gigi Concu preoccupato soprattutto per le scuole cittadine: “Abbiamo nove classi in quarantena, oggi contiamo cinque decessi in due mesi in tutto il territorio di Selargius e non sappiamo dove andremo a finire, dato che abbiamo già speso oltre 85mila euro per le sanificazioni”. L’ultimo decesso risale a ieri notte, è morta una bidella storica di Selargius di 93 anni, Anna Contu, aveva contratto il virus.
Situazione nella norma a Quartu secondo il sindaco Graziano Milia. “Abbiamo avuto un problema in una scuola ed emesso un’ordinanza, simile a quella del Comune di Cagliari, per la chiusura alle 20 dei distributori automatici di alimenti e bevande dove si creavano assembramenti”. I dati nella terza città dell’Isola sono attendibili anche se i problemi ci sono. “Negli aggiornamenti”, dice Milia, “le persone magari non vengono conteggiate, ma sono cifre che non modificano il quadro complessivo”.