CAGLIARI. Sequestrava la cocaina e ne faceva uso, da solo e con amici. Oppure la rivendeva. Avvertiva i suoi sodali, spacciatori, delle perquisizioni imminenti e effettuava operazioni contro i concorrenti. Minacciava gli ex amici, con i quali aveva condiviso serate all'insegna della polvere bianca. Estorceva denaro con l'uso della forza. Queste, secondo l'accusa, le attività di Antonio De Monte, appuntato dei carabinieri che ha prestato servizio nella caserma di Pirri tra il 2012 e il 2015. Lo scenario ricostruito dagli inquirenti è tratteggiato sull'Unione Sarda in edicola oggi, in un articolo a firma di Andrea Manunza che riporta i retroscena di un'indagine appena chiusa condotta dal pm Danilo Tronci.
Il sottufficiale si è reso protagonista di una lunghissima serie di illeciti - che hanno portato a un'altrettanto lunga serie di capi di imputazione- tra i quali anche l'accesso abusivo ai sistemi informatici dell'Arma: un'attività che permetteva di monitorare le indagini e avvertire i compagni delle azioni contro di loro. Di Monte, stando alla ricostruzione, non disdegnava la violenza: dopo un litigio aveva sfondato i vetri dell'auto di un ex amico e ha minacciato di investirlo. In più, con dei complici aveva minacciato i titolari di una carrozzeria per ottenere il risarcimento di un incidente mai avvenuto. E ancora: si era fatto pagare da un pusher per non arrestarlo.
Nell'inchiesta sono tredici gli indagati. Uno è un avvocato.