CAGLIARI. La separazione del Businco e Microcitemico dal Brotzu fa paura. E se i consiglieri di opposizione si sono già espressi, oggi nella sala riunioni dell’ospedale Businco si sono dati appuntamento operatori, organizzazioni sindacali e associazioni dei pazienti, per dire “no allo scorporo”.
Questo succede mentre in commissione Sanità è stata approvata la riforma della sanità in Sardegna. Il prossimo appuntamento è il 10 agosto in consiglio regionale. In maggioranza si sarebbe l’accordo per cancellare il tanto temuto scorporo. Ma non c'è certezza: questo spaventa un po’ tutti gli operatori della sanità e pazienti. Tanto che i primi disservizi si registrano, è bastato il testo approvato.
“I pazienti sono spaesati, ci sono stati dei casi nei quali credevano di non trovare accoglienza qui, e si sono rivolti altrove per poi scoprire che al Businco non abbiamo mai sospeso l’attività e abbiamo continuato a fare le chemioterapie senza mai interrompere i volumi”, ha spiegato Francesca Bruder, responsabile scientifica dell’associazione Salute Donna Onlus. Poi ci sono i pazienti talassemici, la preoccupazione è tanta, anche per loro. “È un salto nel buio esattamente come quello che abbiamo fatto cinque anni fa e dal quale ci stiamo riprendendo ora”, dice Matteo Pusceddu, presidente di Thalassazione Onlus, “non c’è un piano definito per la nostra cura e questo ci spaventa”.
Nessuno dimentica lo scorporo avvenuto dalla Asl 8 nel 2015. “È stato un processo lungo e faticoso”, ha detto Maria Efisia Mascia, dirigente sindacale Fials, “un altro trasloco oggi potrebbe creare grossi problemi, oltre che svantaggi per l’utenza, disservizi, anche per tutti gli operatori”.
L’accento sull’anestesia pediatrica è stato messo dal consigliere regionale di opposizione Francesco Agus. “Oggi esistono solo cinque anestesisti, gli unici in grado di addormentare i bambini, la pediatria si divide tra Microcitemico e Brotzu, non possono essere divisi”.
Il prossimo passo dell’assemblea è la costituzione e di un comitato da mandare. Tutti si sono detti pronti a scendere in piazza pur di non assistere alla divisione dei due ospedali, eccellenze per i più piccoli, per i talassemici, e per i malati oncologici della regione.